Mettersi al sicuro con una polizza per limitare i danni da incidente o perdita del posto di lavoro. Questo è il cliente/consumatore. Poi vi sono coloro che nei titoli assicurativi ci investono. Da qui una panoramica europea sulle compagnie quotate, partendo da una premessa che emerge da un recente report dell’ufficio studi del Credit Suisse (11 gennaio): «I risultati del settore assicurativo europeo restano legati agli sviluppi economici e politici dell’Eurozona».
Oltre la macroeconomia – Da chi dipinge i massimi sistemi economici a chi gestisce patrimoni e che ogni giorno fa delle scelte in acquisto e vendita. «Il segmento assicurativo è interessante e lo riteniamo sottovalutato come tutto il comparto finanziario in generale – spiega Cesare Colombo di Fideuram A.M. Ireland –. La performance del settore dipenderà dall’andamento degli spread governativi ed in generale dalla curva dei tassi. Da questo punto di vista ci sono segnali incoraggianti». E aggiunge: «Nel nostro fondo specializzato, ad oggi, le prime tre posizioni sono quelle di Allianz, Ing e Axa. Tali titoli presentano un interessante upside valutativo in un’ottica di medio periodo. Due variabili importanti per tali società sono l’andamento positivo del mercato azionario e lo spread dei tassi».
Pro e contro – Federico Mobili, responsabile equity di Bnp Paribas I.P., mette in fila i vantaggi e svantaggi di un investimento in titoli di compagnie del Vecchio continente. I pro: «Il settore delle assicurazioni europee in questo momento ha come elementi positivi la buona situazione finanziaria e la qualità degli asset. Inoltre se l’economia europea si stabilizza può sovraperformare il mercato in quanto è più ciclico di altri segmenti». I contro: «Gli elementi a sfavore possono riguardare una forte riduzione dei corsi azionari che colpiscono le assicurazioni ramo vita e una riduzione del pricing delle polizze ramo danni». E il recente declassamento di Generali, Cattolica e Unipol? «Il declassamento di alcune compagnie italiane non sposta la view (previsione, Ndr) in quanto è una conseguenza del precedente downgrade dello Stato italiano», risponde Mobili.
I più scettici – «Con una performance negativa di circa meno 14% per lo scorso anno, non si può certo dire che quello assicurativo sia un settore surriscaldato – ricorda Alfonso Maglio, coordinatore equity di AcomeA Sgr –. Le incognite però permangono: un quadro regolatore che potrebbe diventare più stringente così come lo è stato per le banche, eventuali svalutazioni non ancora effettuate, contrazione dei mercati di riferimento ed un ulteriore ribasso dei mercati azionari potrebbero pesare sensibilmente sul settore. Un grosso vantaggio però che hanno le compagnie è quello di non dipendere né dai depositi né dal mercato interbancario bensì dai premi assicurativi versati dai proprio clienti i cui flussi sono più stabili».
Nozze Unipol-FonSai – Ai gestori abbiamo chiesto infine una valutazione sulla fusione Unipol-FonSai. «Dal punto di vista industriale – rileva Maglio – l’integrazione sarebbe molto positiva in quanto porterebbe alla costituzione di una società leader nel comparto assicurativo non vita italiano, con una quota di mercato di circa il 32%. Dal punto di vista finanziario, però, non è così facile». Ma non ci sono soltanto gli italiani a cambiare strategie: «Allianz – sottolinea Mobili – è una società che sta perseguendo una politica di incremento dell’efficienza attraverso un’importante strategia di riduzione dei costi operativi. Inoltre ha in programma la diminuzione degli asset rischiosi nei prossimi anni».
Autore: Vitaliano D’Angerio – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)