Opinione della Settimana

Come pesa il mutuo sicuro

«Voglio una vita spericolata». È dal 1983, da “Bollicine”, che le parole del Blasco sono l’inno del ribellismo rockettaro de’ noantri. Trent’anni dopo, però, moltissimi, anche quelli che all’epoca erano tra i più esagerati, non la vogliono più «una vita come Steve McQueen». Anzi, specialmente in questi tempi di crisi e incertezza, vogliono una vita il più possibile tranquilla, garantita, assicurata. Grazie all’innovazione di prodotto (spesso mutuata – eufemismo – dall’estero) oggi ai clienti di banche e assicurazioni italiani è possibile proteggere non solo la vita, l’auto o la casa, come già decenni fa, ma anche tutelarsi contro i rischi della perdita dell’impiego, da malattie inabilitanti o incidenti invalidanti che impediscano di lavorare e quindi di rimborsare le rate di mutui e prestiti. Ma esistono prodotti mirati anche a ottenere una pensione di scorta o copertura sanitaria per situazioni particolari (long term care).

Il mercato della bancassicurazione nel tempo ha imparato a offrire molte risposte e soluzioni diverse. A volte efficaci ed economiche, a volte costose e inefficienti, tant’è che le autorità di vigilanza hanno ingaggiato una guerra contro alcuni operatori. Ma la crisi pesa anche qui. La fetta principale della bancassicurazione nel settore danni – esclusa l’Rc Auto – è costituita dal mercato delle polizze Cpi, Credit protection insurance, quelle che garantiscono cioé il pagamento di mutui e prestiti anche nel caso che il debitore perda l’impiego o non sia più in grado di lavorare. Il mercato Cpi (o anche Ppi, Payment protection insurance) letteralmente esploso negli anni scorsi, passando dai meno di 500 milioni di premi annui raccolti nel 1994 ai 2,5 miliardi stimati alla fine del 2011. In sostanza, le banche e altri intermediari hanno venduto ai clienti, legandole ai contratti di mutuo o di prestito, polizze che le garantivano in caso di mancato rimborso.Il problema è che si è trattato spesso di strumenti venduti in conflitto d’interesse dalle banche per proteggersi, stabilendo a priori di essere i soli beneficiari delle coperture, e nel contempo assumendo il ruolo di intermediari. Anche molto costosi: la media delle provvigioni pagate per la sola vendita era pari al 50% del premio totale per i clienti, con punte sino all’80%. Inoltre spesso i clienti non conoscono la possibilità di scegliere polizze di altre aziende e finiscono per acquistare solo quelle della casa.

Il 26 maggio 2010, dopo una lunga consultazione, è dovuta intervenire l’Isvap (l’autorità di controllo sulle assicurazioni) che ha emanato il regolamento 35 per risolvere questi problemi e «per rendere effettiva la portabilità dei mutui stabilendo i criteri per la restituzione di quota parte del premio assicurativo pagato, incluse le provvigioni, creando le condizioni per una riduzione del costo di estinzione del mutuo stesso». L’Isvap prevedeva così che la banca non potesse essere al contempo intermediario e beneficiario. Intervento sgradito alle banche e all’Abi, che hanno alzato le barriere e bypassato la norma rendendo beneficiari i clienti e i loro eredi.

Come spesso accade, però, il mercato viaggia più veloce del legislatore. Se in passato le polizze Cpi erano un puro strumento per fare commissioni (cioè liquidità e utili), oggi non è più così perché la recessione ingrossa a dismisura le fila dei disoccupati, dunque molte polizze contro la perdita dell’impiego sono diventate fonte di costi. C’è poi il crollo delle erogazioni: a novembre secondo Crif i mutui hanno visto la domanda in Italia crollare del 17%, complice anche la stretta decisa dagli istituti. Secondo MutuiOnline il crollo dovrebbe proseguire anche nel 2012, almeno per tutto nel primo trimestre. Il rischio è che il mancato introito delle polizze Cpi venga trasferito dalle banche erogatrici sul costo dei mutui, ad esempio tramite gli spread.

Quest’anno, così, è assai probabile che il mercato delle polizze Cpi/Ppi si riduca per la prima volta. Intanto le banche cercano alternative per tamponare il calo della raccolta: una delle possibilità è che quest’anno le campagne commerciali allo sportello puntino sulla vendita di prodotti per garantire da perdita di impiego, inabilità, invalidità e malattia sganciati da mutui e prestiti. Alcune banche nei mesi scorsi hanno già avviato dei test commerciali, come pure BancoPosta. La concorrenza dovrebbe favorire un calo dei costi, ma i rischi sono sempre in agguato: «Oppure non c’incontreremo mai, ognuno a rincorrere i suoi guai…».

Autore: Nicola Borzi – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)

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