Opinione della Settimana

Avellino: Moscati senza assicurazione, paura di sbagliare in corsia

Anche all’Asl di Avellino si lavora scoperti. La gara d’appalto è andata deserta per due volte

L’azienda ospedaliera Moscati (nella foto) ha perso la copertura assicurativa. Da diversi mesi, da quando cioè la compagnia romana Il Faro (che assicurava la copertura anche nelle aziende di Toscana, Emilia Romagna, Piemonte e buona parte della Campania) è stata posta in liquidazione coatta amministrativa, il più importante ospedale irpino è rimasto scoperto sui rischi.

Le conseguenze possono essere serie sia per l’azienda, ora esposta al pericolo di esborsi onerosi, sia per i medici e gli operatori dell’ospedale, che potrebbero essere chiamati rispondere personalmente per la responsabilità professionale, e infine per i pazienti che vantano o ritengono di vantare crediti, quantificati o da quantificare, a causa di sinistri e controversie maturate nell’ultimo triennio, che rischiano di non essere risarciti o di dover attendere a lungo.

Il problema, va detto subito, non investe solo l’azienda ospedaliera, ma anche l’Asl di Avellino, così come l’ospedale di Salerno e l’Asl di Benevento. Sono decine le aziende sanitarie in tutta la Regione ad essersi trovate improvvisamente prive di copertura dopo la revoca alla Faro dell’autorizzazione all’esercizio delle attività in tutti i rami. Per il direttore generale del Moscati, Pino Rosato, la questione ha assunto i termini di assoluta priorità. Va anche detto che in seguito al fallimento della Faro, il Moscati ha subito attivato le procedure per una nuova gara, chiedendo le necessarie autorizzazioni alla Soresa, (la Società Regionale per la Sanità SpA che gestisce tutte le operazioni di carattere patrimoniale, economico e finanziario). Non è un segreto per nessuno quanto sia difficile trovare una copertura assicurativa in campo sanitario.

Per due volte gara deserta – Per il Moscati però si è rivelata un’impresa più ardua del previsto, perché per ben due volte la gara è andata deserta. «La prima volta abbiamo invitato tutte le prime trenta assicurazioni che hanno le tre B di rating – spiega il manager Rosato – come richiesto dal capitolato della Soresa. Ma solo una si è presentata, chiedendo una cauzione di quasi cinque milioni di euro, il doppio di quanto abbiamo pagato fino ad oggi. La Soresa ha detto no, e ci ha chiesto di indire una seconda gara d’appalto con il nostro capitolato, ma non si è presentato nessuno. Dalla Regione era anche giunta qualche tempo fa l’ipotesi di una copertura centralizzata, per tutte le aziende, ma i costi di questa operazione sarebbero abnormi. Quindi a ottobre ci è stata concessa una deroga».

L’alternativa – L’unica soluzione, ora, passa attraverso la nascita di un cartello di aziende sanitarie che si mettano insieme per indire un’unica gara di appalto con un capitolato diverso da quello della Soresa, nella speranza di riuscire ad ottenere condizioni più vantaggiose e risolvere, quanto prima, il problema. Rosato si è già messo al lavoro per individuare dei partner. Il primo, ovviamente, è il collega dell’Asl di Avellino, Sergio Florio, con cui è stato fissato un incontro a stretto giro. Ma l’idea è quella di coinvolgere anche i direttori delle altre aziende campane rimaste scoperte. Intanto i medici del Moscati continuano a lavorare con la classica spada di Damocle sul collo. E non solo loro. Rosato assicura che, malgrado la serietà della situazione, «l’azienda sta facendo di tutto per risolvere il problema e si farà carico di ogni tipo di difficoltà». Un supporto importante sta arrivando dall’Unità di rischio clinico (il Moscati è uno dei pochi ospedali campani ad esserne dotato) ma è chiaro che non basta.

Autore: Rossella Strianese – Ottopagine.it (Articolo originale)

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