Anche rispetto al rischio ambientale, “se le condizioni climatiche lo permetteranno, gli specialisti che intervengono dovrebbero scongiurare il disastro. Sicuramente ci sono danni ambientali e questi sono coperti. Se tutto va bene potranno essere marginali“. Il danno ambientale, d’altro canto, è coperto fino a un miliardo di dollari. Resterà da capire cosa ne sarà del relitto. “In teoria, e questo presumibilmente avverrà, molte attività dei dintorni – sostiene il presidente di Willis Italia – come ad esempio i pescatori del Giglio, potrebbero sostenere che, a causa di quanto è successo, per un certo periodo di tempo non hanno potuto esercitare la loro attività. Anche questo aspetto è coperto dalla polizza di responsabilità dell’armatore“.
Se si provasse inoltre un dolo o una responsabilità clamorosa di Costa Crociere “l’assicuratore potrà rivalersi a meno che non siano previste specifiche deroghe” spiega Ades. E per quanto riguarda gli azionisti di Carnival? La società ha perso al Lse il 16% il giorno successivo al disastro. “In teoria, gli azionisti possono rivalersi su Carnival, se risultasse che essa è male assicurata come era successo per la Bp. In sostanza, è possibile fare causa al cda promuovendo una class action. Insomma, in teoria, e in pratica, esiste la possibilità per un azionista di fare da solo o in gruppo causa al cda di una società“.
Fatto che di rado accade, fa notare Ades: “quante società hanno subito crolli per ragioni al di fuori del diretto controllo dei responsabili. E così anche le banche e le compagnie di assicurazioni. Esiste insomma la possibilità ma bisognerà vedere tra un po’ di tempo come sarà l’andamento del titolo Carnival“.
Fonte: Libero Quotidiano.it / Adnkronos (Articolo originale)