Opinione della Settimana

Dopo il downgrading dell’Italia, le indicazioni Covip per i BTp nei fondi pensione

Anche la Covip si muove. Una circolare della commissione di vigilanza sui fondi pensione chiarisce i molti dubbi che hanno attanagliato nelle ultime settimane i vertici dei fondi pensione. Entrati in fibrillazione dopo il taglio del rating dell’Italia da parte di S&P e in contemporanea con quello di Fitch. La commissione guidata da Antonio Finocchiaro (nella foto) invita i fondi pensione a valutare con attenzione le proprie politiche di investimento in base all’indicazione del merito di credito e nel caso modificando le forme contrattuali che fanno esplicito riferimento al rating, in considerazione innanzitutto dell’interesse degli iscritti.

La Covip invita le forme di previdenza complementare a considerare il rating come “uno” dei fattori di valutazione dei titoli in portafoglio. Evitando, in ogni caso un utilizzo “automatico” dello strumento, che spinga il gestore a smobilizzare i titoli in occasione del loro declassamento. Un messaggio di «realismo» quello che Covip lancia alle pensioni di scorta, colpite nei rendimenti 2011 dall’esposizione ai BTp in portafoglio: con i negoziali vicini alla parità mentre i dati provvisori indicano un -2% per gli aperti e un -5% per i Pip agganciati a unit linked. Ricordiamo che i fondi pensione italiani hanno in portafoglio 19,9 miliardi di euro (10,3 miliardi dei preesistenti ai 7,3 dei negoziali, fino all’1,8 degli aperti e l’1,3 dei Pip), per una pari al 25,8% del totale (negoziali al 32,9%, preesistenti al 24,5%, Pip al 24,6% e aperti al 23,5%). In effetti il decreto 703/96 che definisce i criteri di investimento, parla di “rating elevato”, senza porre limiti specifici che invece devono essere specificati dai singoli fondi.

Nelle scorse settimane molti Cda hanno discusso del tema e alcuni hanno riscritto le convenzioni con i gestori cui è stato affidato mandato. Tra gli altri, Pegaso (utility) ha riformato le convenzioni indicando che i limiti di rating non si applicano ai titoli di Stato italiani; una “deroga” basata sul ruolo privilegiato dei creditori nazionali, rispetto a quelli stranieri, nell’estremo caso di default dell’emittente; analoghe le mosse di diversi fondi aperti e Pip. Altri avevano stabilito già in passato livelli di rating compatibili con l’attuale merito di credito italiano. Il mese scorso Fonchim (chimici) aveva indicato BBB+ (S&P) e Baa1 (Moody’s), mentre prima ancora il fondo aperto di Generali indicato in nota informativa BBB- (S&P) e Baa3 (Moody’s). C’è anche chi ha preso in esame l’idea di dismettere i BTp downgradati; magari gradualmente. Un’opzione che l’intervento Covip fa decadere.

Autore: Marco Lo Conte – Oltre il Tfr (Articolo originale)

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