«Le assicurazioni non sono state come le banche al centro della crisi. Il modello di business è ancora valido perché le assicurazioni non hanno creato un rischio sistemico e non hanno finora avuto problemi di liquidità o di capitali. Il problema delle assicurazioni sarà quello della concentrazione del business che oggi è molto frammentato e che specialmente in vista di capitali superiori richiesti dai regolamentatori dovrà concentrarsi ulteriomente», dice Mario Greco, Ceo del ramo General insurance alla Zurich Financial service a margine del forum di Davos. Poi aggiunge «in Russia ad esempio negli ultimi 3-4 anni si sono fuse circa 200 compagnie assicurative».
Quali le prossime prossime mosse di Zurich financial service presente in 170 paesi con 60mila dipedenti?
Noi abbiamo fatto un’acquisizione l’anno scorso in Brasile molto grande dove abbiamo comprato gli assets assicurativi di Santander per 1,67 miliardi di dollari per 30 milioni di possibili clienti in America Latina. Oggi puntiamo ancora sui Paesi emergenti, in America Latina appunto, Asia e Medio Oriente senza dimenticare naturalmente Europa e Stati Uniti.
È difficile aspettarsi da Davos delle indicazioni chiare. Proviamo ad inquadrare qual è il problema della politica e della regolamentazione dei mercati finanziari. Quello che è successo negli ultimi anni è stato che il mondo del business si è integrato e che la globalizzazione ha portato a una integrazione molto forte delle economie e dei modelli operativi delle società. Tutto questo dovrebbe portare in futuro a una convergenza di tutti i sistemi politici e fiscali almeno tra le maggiori economie…
Questo però non accade. O quantomeno non alla stessa velocità…
I processi industriali non corrispondono ai processi politici. Le velocità sono completamente diverse e anche il punto di partenza in cui sono i paesi è diverso. Quindi questo processo di integrazione delle regole che tutti auspicano in presenza di una crisi trova degli ostacoli pratici molti comprensibili.
Politici sotto accusa, dunque?
Tutti danno addosso ai politici in tutti i paesi, però è diventato molto difficile il mestiere della politica perché anziché regolamentare un realtà limitata, il cantone in Svizzera o la regione o la provincia in Italia adesso si tratta di regolamentare il mondo. Francamente mancano le capacità.
Ci vuole una nuova Bretton Woods?
E’ un processo molto complicato. Dalla regolamentazione ci aspettiamo che semplifichi e standardizzi le regole in giro per il mondo perché aziende come la nostra che fanno business in giro per il mondo soffrono ad avere regole molto diverse nei vari paesi. Ci aspettiamo una regolamentazione che non blocchi le attività perché le attività non fanno male a nessun paese ma anzi favoriscono lo sviluppo. Regole che facilitino insomma la vita delle aziende, che permettano di fare investimenti di lungo periodo. E questo è vero problema che adesso sta emergendo perché soluzioni di breve periodo si sono viste ma manca la visione di medio periodo. Il ruolo del sistema bancario a questo punto diventa importante: ci sono dei problemi sistemici che stanno bloccando la crescita di medio periodo dell’economia mondiale.
Come sostenere la crescita? Stimoli fiscali o riforme strutturali?
Io credo che la crescita si sostenga con la liquidità che si sta mettendo sul mercato necessaria per rimettere in funzione il sistema e per dare il capitale che serve al sistema bancario europeo e mondiale.
Che cosa ne pensa della recente decisione della Bce di dare liquidità alle banche con un prestito all’1% di durata triennale?
E’ un intervento necessario senza il quale l’economia finanziaria europea e mondiale non riesce a proseguire. La Tarp negli Usa ha funzionato e oggi le banche americane sono solide stabili e in grado di fare business. L’economia americana ha dei problemi strutturali ma dal punto di vista della solidità del sistema bancario oggi è molto meglio di un anno fa. L’Europa ha bisogno di liquidità ma questo non risolve niente nel medio periodo. Perché il problema del medio periodo è come si fa a far aumentare di nuovo il tasso di risparmio che è quello che poi permette di fare investimenti di medio periodo. E’ come si fa a far sì che i capitali vadano su investimenti di medio e non sul trading o a prese di profitto di breve. E’ il problema della crescita che non si risolve con interventi dei governi.
Autore: Vittorio Da Rold – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)