Era accusato di peculato ai danni del comune di Partinico (nella foto, Palazzo del Carmine, sede municipale), per aver inviato tre fax dagli uffici del municipio, e di truffa nei confronti della compagnia di assicurazione Zurich ma i giudici hanno deciso di assolverlo. La procura aveva chiesto per lui una condanna a un anno di reclusione e 500 euro di multa. Così A. T. ha visto la fine di un incubo durato 4 anni quando, a causa di un incidente, era scoppiato il caso.
Sì, perché uno degli intestatari delle polizze delle auto coinvolte risultava defunto. Da qui la ricostruzione degli investigatori che scandagliando le pratiche gestite da T. – dipendente comunale di Partinico ma collaboratore di fatto di un agente della Zurich – hanno trovato quattro pratiche con attestazioni false, relative a gente morta, presuntamente per ottenere condizioni di contratto più favorevoli. La sua posizione, poi, è stata aggravata dal fatto che dal suo ufficio al comune di Partinico aveva utilizzato il fax per la trasmissioni di documenti relativi a tre polizze. Da qui l’accusa di peculato.
Ma il pm, nella sua requisitoria, ha chiesto di prosciogliere l’imputato per quanto riguarda quest’ultima accusa. Seguendo un orientamento costante della giurisprudenza della Cassazione, infatti, si è chiesto quale potesse essere il danno, l’effettivo nocumento della condotta di T. che, in svariati anni, ha utilizzato tre volte il fax per motivi privati. “Anche se il peculato materialmente c’è, se non c’è un apprezzabile valore economico non è punibile”, ha detto il pm. Il danno, infatti, sarebbe quantificabili in centesimi di euro.
Quanto all’accusa di truffa ai danni della Zurich, costituitasi parte civile, per l’accusa c’era una “chiara ed evidente responsabilità”, aggravata dall’abuso di prestazione d’opera. La difesa, rappresentata dall’avvocato Agostino Lombardo del foro di Palermo, ha sottolineato come T. non fosse direttamente coinvolto nella falsificazione dei documenti, come le pratiche incriminate, dal 2001 al 2007, siano quattro su 314 fascicoli passati ai raggi x dagli inquirenti, come, insomma, non avesse responsabilità diretta per la truffa all’assicurazione. E i giudici gli hanno dato ragione.
Autore: Andrea Cottone – Livesicilia.it (Articolo originale)