Con il passare delle ore il pressing delle lobby per modificare il decreto liberalizzazioni si fa sempre più concitato, in vista del termine ultimo per la presentazione degli emendamenti fissato per mezzogiorno di domani. Un assalto che, tra audizioni e allarmi apocalittici lanciati dalle categorie interessate, per ora si è fermato sulla porta della commissione industria del senato dove il provvedimento è all’esame prima dell’approdo in aula il 27 febbraio.
E se ieri il ministro per gli affari europei Moavero ha fatto sapere di aver chiesto a Bruxelles di condurre una verifica in tutti i paesi Ue sullo stato di attuazione delle liberalizzazioni, visto che l’Italia ha aperto su energia e trasporti e per questo chiede reciprocità, sul gas si è concentrata l’audizione del ministro per lo sviluppo economico in senato. Corrado Passera, sulla separazione proprietaria Eni-Snam, ha parlato di questione aperta circa la possibilità che il cane a sei zampe mantenga una quota del 5%.
Secondo uno dei due relatori, Filippo Bubbico del Pd, «da parte del ministro c’è stata una grande apertura» alle richieste dei senatori di modifiche al decreto sia sulla separazione Eni-Snam sulla base del modello Terna, sia sui debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, che potrebbero essere certificati così da essere esigibili e trattati sui mercati secondari.
Almeno a parole i diversi schieramenti politici – salvo rare eccezioni – sembrano più propensi a voler rafforzare il decreto nella direzione di una maggiore apertura al mercato, piuttosto che nell’accoglimento di chiusure corporative. Tuttavia se il vaso di Pandora sarà aperto lo si capirà solo domani con la presentazione degli emendamenti; allora si avrà la misura del successo o dell’insuccesso delle lobby nel tentativo di svuotare il provvedimento. E solo allora il governo deciderà se utilizzare o meno lo strumento della fiducia che per Bubbico potrebbe anche essere evitata «se riusciamo a chiudere sulle questioni più complicate per le posizioni in campo».
Stamattina il gruppo del Pd presenterà i propri emendamenti che riguarderanno una maggiore apertura nei settori delle banche, delle assicurazioni e dei trasporti. Un pacchetto di modifiche, quello del Pd che cercherà anche di puntellare, difendendole, le norme scritte dal governo per quel che riguarda le professioni e le farmacie dove, nonostante la linea di apertura e di sostegno abbracciata dall’altra relatrice, Simona Vicari del Pdl, si attende qualche sfilacciatura del centrodestra.
Tra gli emendamenti del Pd, che saranno presentati oggi dalla presidente del gruppo Anna Finocchiaro, ci sarà la possibilità per chi contrae mutui di scegliere polizze assicurative al di fuori di quelle proposte dalla banca, ma figura anche un rafforzamento dell’Authority per i trasporti e sarà resa più incisiva la norma che indica la separazione tra le ferrovie e la rete. Tutti temi su cui, almeno a parole, sarebbe impegnato lo stesso Pdl che con la sua relatrice sostiene la necessità di intervenire con più coraggio su gas, banche e treni, seppure lasciando intravedere qualche distinguo in tema di farmacie e fors’anche di professioni dove la tariffa massima potrebbe rifare capolino.
Se per il senatore Paolo Giaretta la logica degli emendamenti del Pd è quella di un rafforzamento del decreto e del superamento delle timidezze del governo in alcuni settori, ieri il senatore del Pd Raffaele Ranucci ha presentato una mozione sui ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, che impegna il governo ad adottare provvedimenti mirati a sanare una posizione debitoria che supera i 70 miliardi di euro.
Autore: Raffaella Cascioli – Europa (Articolo originale)