Quando, spiega Milano Finanza, è esploso il problema del debito pubblico – più di 1.900 miliardi da tagliare rapidamente -, è stato immediato pensare al BancoPosta per fare cassa attraverso una privatizzazione, almeno parziale. Questa dovrà però passare prima per lo scorporo di BancoPosta dal resto del gruppo, considerando che oggi le attività finanziarie sono solo una divisione delle Poste Italiane.
Una separazione che, come ribadito dall’Antitrust, sarebbe utile anche per aumentare la concorrenza ed eliminare l’anomalia di una banca libera di operare senza avere la licenza. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha fatto sapere che il dossier separazione è sulla sua scrivania. Ma si tratta di una partita tutt’altro che semplice. E non solo perche’ si tratta di attività finora integrate. Ma anche perché a seguire da vicino la vicenda è direttamente il presidente del Consiglio, Mario Monti, che, da ministro dell’Economia e controllore come Tesoro del 100% del capitale, nella privatizzazione del BancoPosta al momento vede più rischi che vantaggi; il premier preferirebbe infatti tenere ancora il gioiellino all’interno del perimetro statale.
Fonte: MF Dow Jones (Articolo originale)