Saranno innanzitutto le banche e le assicurazioni, comprese quelle italiane, le più colpite dalla ristrutturazione del debito della Grecia: dei circa 276 miliardi di euro di bond di Atene emessi, circa 200 sono nei portafogli degli investitori di tutto il mondo. Ed è ad essi che ora si chiederà il taglio «volontario» (haircut) del 50% sul valore nominale, in cambio di nuovi titoli greci.
La gestione prudente di banche e assicurazioni in Italia, oltre che la preferenza per i buoni del Tesoro, ha limitato l’esposizione alla Grecia. La stima è di circa 4,5 miliardi di dollari (fonte: Bri) per le banche, che sale a circa 7 miliardi con le assicurazioni. Cifre molto lontane dai circa 50 miliardi di dollari di bond greci in mano alle banche francesi, dei 23 delle tedesche, dei 14 in mano alle inglesi.
«Tutte le banche italiane hanno già fatto le svalutazioni, gran parte di quell’haircut è già passato nei bilanci», conferma Gregorio De Felice, capo ufficio studi di Intesa Sanpaolo. In effetti dopo i tagli già effettuati a giugno, i bilanci al 30 settembre hanno preso atto del valore di mercato ulteriormente deteriorato attribuito ai bond greci. L’esposizione più alta in Italia è di Generali, che non a caso ha sforbiciato del 60% il portafoglio in titoli greci, con una svalutazione pari a 1,8 miliardi di euro. Un maxi-taglio che ha pesato sull’utile, sceso del 37% a 825 milioni.
Intesa Sanpaolo è esposta verso la Grecia per circa 1,2 miliardi nominali, compresi 200 milioni di bond della Hellenic Railways (le ferrovie nazionali). Al 30 settembre le rettifiche sono state di circa 618 milioni, pari al 55% del nominale. È stato del 60% il taglio già effettuato invece da Unicredit sui titoli greci, pari a una svalutazione di 316 milioni su crediti nominali di circa mezzo miliardo. Anche il gruppo assicurativo Fonsai si è cautelato, iscrivendo a bilancio a 72,3 milioni bond dal valore nominale di 195 milioni.
Tutto sommato limitate sono invece le esposizioni di Banco Popolare (bond nominali 96 milioni, a bilancio per 39,1), Mediobanca (44,5 milioni di perdite pari al 50%), Mps (10 milioni di perdite su 12 nominali). Diverso è il discorso per i circa 700 milioni di bond in mano ai risparmiatori italiani. Non è infatti ancora chiaro se l’ haircut sarà esteso anche a loro.
In totale la cifra di debito greco in mano al retail (cittadini greci compresi) è limitata, circa 16 miliardi su 276 complessivi. Molto dipenderà dall’adesione degli investitori istituzionali al taglio volontario: se superiore al 95% potrebbe consentire di escludere dal taglio i risparmiatori. Per lo Stato italiano invece il costo dell’operazione Grecia dovrebbe ammontare a circa 20 miliardi, attraverso la partecipazione, per circa il 20% del capitale, al finanziamento del fondo permanente europeo Esm, che presto sarà avviato. Di questi però, 10 miliardi sono già stati erogati alla Grecia negli ultimi due anni. E, ad ogni modo, i prestiti degli Stati e delle istituzioni pubbliche (Fmi, Efsf e poi Esm) sono salvi da ogni haircut e verranno rimborsati comunque al 100%.
Autore: Fabrizio Massaro – Corriere della Sera (Articolo originale)
Ma il taglio del debito greco, lo pagheranno le banche o chi ha acquistato i Bond tramite le banche? Non si capisce molto bene!
Direi che l’articolo si focalizza principalmente sul peso del debito greco sul sistema bancario e assicurativo.
Il passaggio “In totale la cifra di debito greco in mano al retail (cittadini greci compresi) è limitata, circa 16 miliardi su 276 complessivi. Molto dipenderà dall’adesione degli investitori istituzionali al taglio volontario: se superiore al 95% potrebbe consentire di escludere dal taglio i risparmiatori” spiega comunque quali potrebbero essere gli effetti per i risparmiatori privati.