È saltata l’assemblea di Finsoe, la finanziaria che controlla Unipol. Doveva tenersi oggi a Bologna ma i soci, cioè le coop, hanno deciso di rinviarla. La ragione, a quanto trapela da via Stalingrado, è la difficoltà a trovare un accordo sull’aumento di capitale per finanziare a cascata la ricapitalizzazione di Unipol e l’acquisizione di Fonsai.
Poiché non tutti gli azionisti cooperativi hanno le medesime disponibilità finanziarie si tratta di mettere a punto un’architettura che consenta a tutte le imprese cooperative presenti nel capitale della compagnia bolognese di rimanere al loro posto senza diluirsi o uscire. Ma non è facile. E la scalata di Palladio e Sator a Fonsai non aiuta a chiarire la situazione. Finsoe aveva programmato di mettere a disposizione della sua assicurazione 500 milioni di capitali freschi: 300 milioni con l’aumento di capitale che doveva essere varato oggi, 70 milioni di disponibilità liquide e altri 120 milioni circa di nuovo indebitamento.
La parte del leone nella ricapitalizzazione della finanziaria cui fa capo il 51% di Unipoi dovevano farla le undici coop azioniste dirette. Queste imprese sono le principali coop di consumo (Coop Adriatica, Nordest, Estense, Tirreno, Lombardia, Liguria e Novacoop) e altre realtà del sistema emiliano come il consorzio Ccpl, la Finbon e Coopitaiia. Tutte le altre cooperative appartenenti a settori produttivi diversi sono invece rimaste in Holmo, la ex capogruppo che ha ridotto la propria quota in Finsoe sotto il 30%. E, tra queste imprese che scarseggia la liquidità. L’idea cui si lavora è quella di far sì che le coop ricche aiutino quelle povere. Come? Sottoscrivendo anche la loro quota di nuove azioni Unipol pro-tempore, con un’opzione call per restituirgliele quando i bilanci lo permetteranno.
«Il nostro auspicio è che tutte le cooperative presenti in Finsoe possano eseguire questo aumento di capitale – ha spiegato Adriano Turrini presidente di Coop Adriatica e vice di Unipol – che poi tutte riescano non lo so dire, il momento è difficile».
Autore: Roberta Scagliarini – Corriere della Sera