La Consob scende ufficialmente in campo nella disputa su Fondiaria Sai. Mentre i nuovi soci affilano le armi in vista dell’assemblea di aumento di capitale. All’indomani dell’annuncio del rafforzamento di Palladio Finanziaria al 5% e dell’ingresso di Sator con il 3%, quote sulle quali è stato siglato un patto di consultazione, l’Autorità di controllo dei mercati ha chiamato in audizione per un faccia a faccia Roberto Meneguzzo, fondatore e socio della holding veneta.
L’obiettivo dell’incontro era quello di acquisire informazioni aggiuntive utili a chiarire un quadro generale ancora fumoso. In ragione di ciò, a stretto giro verranno sentiti anche Sator, Unipol e Fondiaria Sai. Di fatto però, i due partner, avendo stipulato un patto di consultazione, i cui contenuti dovranno essere resi pubblici entro il fine settimana, potranno salire a ridosso del 15% di FonSai senza dover rispettare particolari obblighi informativi, salvo quelli di aggiornamento del patto.
In ragione anche di questo e delle scommesse su un ulteriore rafforzamento del tandem Palladio-Sator fino al 20% del gruppo assicurativo, gli acquisti sul titolo della compagnia non si sono fermati: Fonsai è salita del 5,52% tra scambi sempre sostenuti, pari a oltre il 5% del capitale, mentre Milano è balzata addirittura del 10,73%.
L’impressione è dunque quella che l’assemblea di aumento di capitale di Fondiaria Sai, in calendario per il 19 marzo, sarà la sede per una resa dei conti tra i due contendenti, Unipol da un lato e la holding veneta con Arpe dall’altro. Secondo quanto si apprende, uno dei punti su cui sarebbero intenzionati a dare battaglia i due nuovi soci di FonSai sarebbe il prestito subordinato da 1,1 miliardi che Mediobanca vanta nei confronti del gruppo assicurativo. Una fetta del prestito, pari a 350 milioni, e riconducibile a strumenti ibridi, potrebbe essere convertita in azioni ordinarie al prezzo medio degli ultimi tre mesi di Borsa, al verificarsi di alcune condizioni. In particolare quella alla quale potrebbero attaccarsi, ma soggetta a molteplici interpretazioni, sarebbe quello della discesa del margine di solvibilità sotto il 120% e del mancato ripristino nei due anni successivi di un margine del 130%. Secondo ambienti vicini a Mediobanca tali condizioni non sono tuttavia scattate. Si vedrà, di certo la questione è calda anche perchè un altro punto che potrebbe essere sollevato è la forte esposizione, circa 1,5 miliardi, che Mediobanca avrà nei confronti del nuovo gruppo che nascerà dalla fusione tra Unipol e Fondiaria Sai.
L’integrazione, perchè possa vedere la luce, prima di tutto dovrà passare al vaglio delle banche creditrici di Premafin che hanno in pegno il 37% di Fondiaria Sai, ossia UniCredit, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Credit Agricole, Banco Popolare, Bpm e General Electric-Interbanca.
Qualcuno si chiede, però, se il fronte del credito sia realmente compatto. Basterebbe infatti la posizione non corcorde di uno degli istituti per bloccare l’intera operazione. Difficile immaginare che chiunque sia adotti davvero una posizione oltranzista, ma di certo potrebbe trascinare le trattative e allungare ulteriormente i tempi per cercare di spuntare una liquidazione del proprio credito.
Autori: Laura Galvagni e Marigia Mangano – Il Sole 24 Ore