Fondiaria-Sai tira il fiato a Piazza Affari, col titolo che resta fermo a 1,735 euro per azione a fine giornata (-0,34%) dopo che Finsoe, azionista di riferimento del gruppo Unipol, ha ribadito il proprio sostegno al progetto di “salvataggio” dell’ex impero Ligresti portato avanti dalla compagnia bolognese, spiegando in una nota ufficiale che il rinvio odierno dell’assemblea chiamata a deliberare un aumento di capitale da 300 milioni per partecipare alla ricapitalizzazione di Unipol necessaria in vista dei successivi aumenti di Premafin e FonSai stessa è legato a motivi “prettamente tecnico-procedurali”.
Nessun ripensamento, dunque, ed anzi l’intenzione è di deliberare l’aumento entro la prima metà di marzo, nonostante l’apparire sulla scena di Palladio Finanziaria e Sator pronte a cercare di mettere i bastoni tra le ruote a Cimbri e soprattutto a Mediobanca, grande sponsor dell’operazione anche nelle vesti di creditore di riferimento tanto di Fondiaria-Sai quanto di Unipol. Del resto avendo dalla sua il 42% del capitale di FonSai (il 35% di Premafin cui va sommato il 7% in mano a UniCredit) è fin dall’inizio apparso difficile che il progetto caro a Mediobanca potesse saltare per aria.
Non tutto è però così pacifico, visto che il fantasma di Axa continua ad aleggiare: oggi Henri de Castries, numero uno della maggiore compagnia assicuratrice francese, che ha chiuso il 2011 con 4,3 miliardi di euro di profitti (in crescita del 49% su base annua) e un risultato operativo positivo per 3,9 miliardi (+2%), ha ribadito che “l’Italia è un Paese che ci interessa, farci degli affari in buone condizioni ci interessa”, anche se non ha voluto commentare né le indiscrezioni circa la possibilità che il gruppo rilevi le quote rastrellate da Palladio e Sator né eventuali disimpegni in Mps (dove la compagnia è socia al 2% nell’ambito di un accordo di bancassurance che non sembra avere alcun motivo di essere rivisto al momento).
Di più: Denis Duverne, direttore finanziario di Axa (nella foto in basso), che delle grandi compagnie assicurative europee è quella meno presente nel Belpaese, ha sottolineato come l’Italia sia “sulla buona strada” per risolvere i suoi problemi tanto che a differenza di altri intermediari finanziari come Bnp Paribas (il cui nome in questi giorni è stato tirato in ballo proprio quale possibile acquirente del 15% che Fondazione Montepaschi si appresta a cedere per ridurre il proprio indebitamento) Axa non ha ridotto l’esposizione all’Italia dato che è fiduciosa “sul fatto che il governo Monti ha preso delle decisioni giuste”.
Sicchè anche se allo stato la mossa di Palladio e Sator (su cui Consob ha acceso un faro) sembra tesa più a cercare di “addolcire” i termini dell’operazione studiata da Mediobanca e Unipol, magari ottenendo migliori concambi o asset assicurativi o immobiliari in cambio delle azioni rastrellate sul mercato (o più “banalmente” un buon trading profit, approfittando delle quotazioni depresse su cui era caduto il titolo FonSai), Piazzetta Cuccia sa di non poter abbassare la guardia, perché il rischio di ritrovarsi nel giardino di casa un concorrente vero come il gruppo francese è certamente meno allettante che “pilotare” in mani sicure Fondiaria-Sai.
Una soluzione, quest’ultima, che ha il pregio di non contribuire al rafforzamento di un vero concorrente diretto di Generali, ricca “provincia” dell’impero di Mediobanca che dal matrimonio tra Unipol e l’ex impero Ligresti (tanto più se l’Antitrust dovesse condizionare il suo via libera alla cessione di alcune attività o controllate come Milano Assicurazioni) non sembra doversi spaventare, visti gli ultimi bilanci e a qualche problema che sia FonSai sia Unipol hanno registrato negli ultimi tempi, in particolare nell’ambito degli investimenti immobiliari e delle attività bancarie e del risparmio gestito.
Autore: Luca Spoldi – Affaritaliani (Articolo originale)