Palladio e Sator hanno inviato il patto di consultazione firmato nei giorni scorsi all’Isvap, che l’ha richiesto soprattutto per una verifica sotto il profilo autorizzativo: l’authority guidata da Giancarlo Giannini (nella foto) deve dare l’ok in occasione del superamento della soglia del 10%. Complessivamente le quote possedute dai due alleati oggi raggiungono l’8% ma l’accordo, viene specificato, è aperto ad altri azionisti.
L’ingresso di un nuovo socio o ritocchi nel possesso da parte di Palladio (che ha il 5%) o Sator (3%) possono comportare in breve il raggiungimento del 10%. Tuttavia nel testo viene specificato che gli azionisti, in quanto a diritto di voto, sono «separati», cioè non ci sono vincoli di «concerto» e perciò le loro quote andrebbero considerate singolarmente. Tutto ciò sarà oggetto della verifica dell’Isvap sulla base dell’articolo 68 del codice delle assicurazioni.
L’autorizzazione prende poi in considerazione vari elementi: solidità, forza economica, chiarezza delle intenzioni, requisiti degli amministratori. Per l’authority delle polizze il «focus» è la stabilità della compagnia, quindi le partecipazioni di rilievo da autorizzare devono rispondere proprio al criterio del mantenimento della stabilità. L’orizzonte temporale del patto Palladio-Sator, che scade il 30 settembre ma è comunque rinnovabile, risponde a questi criteri? Sarà sempre compito dell’Isvap verificarlo. Così come la compatibilità con i criteri indicati e il «mestiere» del private equity.
In passato c’è stato un unico precedente: Clessidra, il fondo di Claudio Sposito, si era proposto come acquirente della Liguria proprio da Fonsai, ma la valutazione è rimasta allo stadio preliminare perché il deal non era poi andato avanti. L’ingresso in Fonsai con il rastrellamento delle azioni e il patto fra la holding d’investimento guidata da Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago e il gruppo di Matteo Arpe ha fatto partire interrogativi su obiettivi e piani, e il testo del patto ha alimentato ulteriormente l’ attesa che qualcuno possa affiancare i due partner.
Nel toto-nomi è così ricomparso il fondo Clessidra che, come Palladio, aveva manifestato interesse per un intervento nella holding dei Ligresti, Premafin, chiamata a ricapitalizzare Fonsai. Poi l’arrivo di Unipol con la proposta di fusione e l’accordo con i Ligresti, ha comportato il tramonto di questo tipo di investimenti di tipo finanziario. Clessidra però ha smentito il rumor: una fonte vicina alla situazione ha sottolineato alle agenzie che non ci sono le condizioni al momento per un coinvolgimento nell’accordo di ristrutturazione di Fondiaria-Sai. La Consob, che nei giorni scorsi ha ascoltato Meneguzzo e Fonsai, la prossima settimana convocherà Arpe e Carlo Cimbri di Unipol.
Autore: Sergio Bocconi – Corriere della Sera (Articolo originale)