Il 30 gennaio scorso Unipol ha stipulato un accordo con Fondiaria Sai per ripianare parte delle perdite di quest’ultima. Approfittando della disponibilità di Gianni Dragoni (giornalista del Sole 24 Ore, ndr), abbiamo chiesto cosa ne pensasse di questo accordo, in occasione della presentazione del suo ultimo libro.
1. Il 30 gennaio scorso è stato siglato l’accordo tra Unipol e Fondiaria Sai, mediante il quale Unipol ha deciso di salvare la compagnia assicurativa Fondiaria Sai drenando denaro fresco per 400 milioni di euro nella holding Premafin. Tu che cosa ne pensi di questo accordo?
Penso che sia un accordo un po’ di sistema, cioè un accordo non che regola questa crisi della Premafin-Fondiaria Sai gruppo Ligresti con una operazione di mercato, ma con un accordo deciso in alto tra chi ha il potere. E alla fine chi è che ha deciso: Mediobanca che è diciamo l’angelo custode di questo sistema finanziario un po’ fragile, anzi molto fragile ma in cui si cerca la stabilità. Mediobanca che è il grande creditore del gruppo Premafin-Fondiaria con (da quello che si stima) almeno 1 miliardo di euro o forse più, ha cercato di pilotare una soluzione, e la soluzione che è stata trovata è quella verso la Unipol delle Coop rosse. Questa operazione per altro costa molto per Unipol che avrà bisogno a sua volta di un aumento di capitale di 1 miliardo e 100 milioni. Stiamo assistendo ad un malessere all’ interno del mondo cooperativo, delle Coop rosse che sembra non avere tutte le risorse necessarie per accompagnare l’operazione. Potrebbe anche andare a finire in un modo diverso.
2. L’intesa prevede anche che la partecipazione azionaria dei Ligresti scenderà dal 50% al 10%, diventando così soci di minoranza nella compagnia. Puoi spiegarci come mai è stata adottata una simile decisione?
Questo assetto sarebbe la conseguenza di un aumento di capitale della Premafin, in cui il socio attuale se non di maggioranza comunque di riferimento (cioè la famiglia Ligresti), non facendo l’aumento di capitale la sua quota rimane ferma, quindi il capitale sale, e di conseguenza si riduce proporzionalmente all’operazione. Questa è una conseguenza, diciamo quasi automatica, poi il punto è la famiglia Ligresti mantiene una partecipazione che potrebbe rendere o rivendere alla Unipol che è da vedere. Questo è un punto ancora non chiaro di questo accordo, rivendere forse anche ad un prezzo di favore, perché l’accordo è stato un po’ modificato, perché riconoscevano un premio alla famiglia Ligresti, proprio alla famiglia. Questo punto è stato modificato, però già si dice che il premio sarà l’acquisto di questa partecipazione dopo l’aumento di capitale ad un prezzo superiore a quello vero del mercato.
3. Quali ragioni ci sono dietro la rete di salvataggio messa a punto da Unipol per Fondiaria Sai, tra l’altro una società con una perdita stimata di 1,1 miliardi di euro per il 2011?
L’obiettivo che Unipol dichiara di perseguire è un incremento della presenza, e quindi delle quote sul mercato italiano e delle assicurazioni danni vita. Certo questo avviene però con un costo elevato, direi che è un operazione comunque di crescita di potere. Unipol aveva già tentato qualche anno fa con l’operazione Bnl (ma anche con altre operazioni, che poi sono state le speculazioni che hanno avuto anche delle conseguenze giudiziarie), condotta da Giovanni Consorte, l’attuale Amministratore Delegato dell’ Unipol Carlo Cimbri era in pratica l’assistente di Consorte. Non dico il numero due perché era Ivano Sacchetti, anche egli coinvolto in dei processi e delle condanne. Quindi probabilmente è un disegno antico che ora diciamo si realizza, o diciamo cerca di realizzarsi, non so se andrà in porto sul settore assicurativo e sulla Unipol.
4. Tra l’altro la famiglia milanese uscirà definitivamente di scena dopo che ci sarà stato l’aumento di capitale in Premafin da parte di Unipol. Tu che cosa dici a proposito di questo?
La famiglia milanese ormai ha un patrimonio personale certamente elevato, perché tutti i grandi capitalisti quando anche le loro aziende falliscono hanno sempre delle riserve da parte, un tesoro più o meno nascosto ma messo da parte. Non so se uscirà di scena definitivamente, avrà una quota di minoranza in Premafin in seguito all’aumento di capitale di cui abbiamo parlato prima, che i Ligresti non sottoscrivono. Probabilmente quella quota verrà rivenduta, non siamo ancora sicuri, ma comunque è destinata ad uscire a delle altre attività che sono solo sue. La Premafin è quotata in Borsa, la famiglia Ligresti ha anche delle attività, delle imprese di costruzioni immobiliari sulle quali c’è un forte debito: sono la Imco e Società Sinergia, su queste società sta cercando un altro accordo con le banche, che poi sono del solito giro: Mediobanca, Unicredit, Intesa San Paolo.
5. Tra le banche coinvolte nel salvataggio di Fondiaria-Sai c’è anche Unicredit, la quale ha dichiarato per i primi nove mesi del 2011 una perdita di 9 miliardi e 320 milioni. Nonostante abbia annunciato il taglio di 5200 dipendenti entro il 2015, alla fine del 2011 ha ricapitalizzato la società dei Ligresti con circa 170 milioni di euro. Quali sono gli attuali interessi di Unicredit nella compagnia assicurativa?
Unicredit è entrata nella Fondiaria Sai attraverso l’operazione che hai ricordato, acquisendo una partecipazione azionaria intorno al 6,6% grosso modo. Sembrava che Unicredit fosse destinata poi ad acquisire un ruolo più importante, loro dicevano (i capi di Unicredit) al di là dei loro crediti verso Ligresti che sono superiori ai 300 milioni, probabilmente adesso sono anche più alti. Vediamo in questa fase in cui in pratica quel tipo di tappo di salvataggio non è bastato perché la Fondiaria Sai prevedeva di avere, credo un bilancio in attivo o una lieve perdita nel 2011. Invece perde più di 1 miliardo di euro, ancora di più di quanto ha perso l’anno precedente, e quindi la banca evidentemente non è più in grado (avendo anche a sua volta svalutato le sue attività, e che dichiarava una forte perdita degli esuberi), non è in grado di esporsi di più. Unicredit per altro è il primo azionista di Mediobanca, che è diciamo l’arbitro che presiede questa partita e che la sta indirizzando verso l’Unipol. Quindi c’è un intreccio di situazioni di conflitti di interesse in cui in pratica una volta si muove una pedina, una volta si muove un’altra ma nessuno mi pare impegni il proprio denaro.
6. Nella lista dei salvatori troviamo anche Mediobanca, dove nel consiglio di amministrazione siede Jonella Ligresti, figlia di Salvatore Ligresti. Inoltre tra gli azionisti di Mediobanca c’è proprio Fondiaria Sai. Non c’è un conflitto di interesse dietro questo salvataggio? In fondo Mediobanca sta salvando un proprio azionista!
Giusto, sono d’accordo, è piena di conflitti di interessi questa operazione. Quello che tu hai ricordato nella domanda è una sintesi efficace: è vero sta salvando un proprio azionista. Infatti uno dei punti dei forza del gruppo Ligresti, nonostante sia da anni indebitato, in difficoltà, è quello di possedere delle partecipazioni piccole (per questo lo chiamano mister 5%) in snodi fondamentali del potere finanziario: c’è il 2% di Mediobanca, c’è il 5% circa di Rcs l’editore del Corriere della Sera, e ci sono altre quote in altre società, mi pare anche nella Pirelli ad esempio, dove pure c’è Mediobanca. Quindi tutto questo è un intreccio in cui non si sa chi salva chi, salvando Ligresti Mediobanca salva anche la propria stabilità.
7. Dal tuo ultimo libro si evince che Salvatore Ligresti è un personaggio che ha coltivato relazioni politiche trasversali: ad esempio è stato amico dell’ex leader del Psi Bettino Craxi, ma è stato anche molto vicino a Silvio Berlusconi. Secondo te sono questi parte degli ingredienti, che hanno permesso all’ imprenditore siciliano di costruire il suo impero?
Questi rapporti sono stati decisivi, Ligresti arriva dalla Sicilia da Paternò in provincia di Catania a Milano quando ha 30 anni, una laurea in Ingegneria civile all’università di Padova, comincia ad occuparsi di immobili, cemento e costruzioni, costruisce una fortuna attraverso anche altri amici sempre siciliani, ha occasione anche di conoscere Sindona. Anche Craxi è di origine siciliana, anche Cuccia il grande capo di Mediobanca morto nel 2000 era di origine siciliana benché nato a Roma. E tra i sodali di Ligresti c’è anche la famiglia La Russa, i figli e il nipote dell’ ex ministro berlusconiano Ignazio La Russa sono nei consigli di amministrazione delle società di Ligresti, e ricevono anche compensi importanti: centinaia di migliaia di euro all’anno, ma non si sa bene per quali prestazioni professionali. Comunque Craxi e poi Berlusconi sono i due riferimenti importantissimi di Ligresti, considerato uno degli uomini più ricchi d’Italia e più potenti.
8. Diciamo i pilastri fondamentali se vogliamo…
Sì, Ligresti eredita l’amicizia di Berlusconi nei rapporti con Craxi, insieme a Craxi è bene ricordare che Ligresti, è stato condannato a due anni e quattro mesi nell’ epoca di tangentopoli (di cui ora ricorrono i vent’anni), per le tangenti pagate all’Eni dalla Sai che era la sua compagnia di assicurazione, per avere praticamente un esclusiva per le polizze vita dei dipendenti dell’Eni che aveva già una compagnia di assicurazione, e quindi non né aveva bisogno di un’altra. Quindi quel processo è stato il primo processo in cui è stato condannato anche Craxi con sentenza definitiva.
Autore: Gianluca Iozzi – International Business Times (Articolo originale)