Opinione della Settimana

Pensioni: la riforma presenta il conto

Dopo la riforma Monti-Fornero i lavoratori restano di più al lavoro e versano contributi per più anni. Questo si traduce in un assegno mensile più ricco e quindi in un migliore rapporto di sostituzione rispetto all’ultimo stipendio. Ma questo assegno lo si incasserà per meno anni.

E così, scrive Milano Finanza, nel rapporto costo/benefici della riforma nella maggioranza dei casi ci guadagna l’Inps e ci perdono i lavoratori. E’ quanto emerge da un’analisi effettuata da Mefop, la società per lo sviluppo dei fondi pensione che ha calcolato per diverse tipologie di lavoratore l’indice di penalizzazione o di convenienza che deriva dalle nuove regole. L’effetto principale della riforma è il ritardo del pensionamento che vuol dire meno rate pensionistiche da erogare per l’Inps e maggiori contributi versati.Per esempio un dipendente di un’azienda privata nato nel 1952 con 35 anni di anzianità, coniuge nato nel 1960 e reddito annuo lordo di 40 mila euro prima della riforma avrebbe dovuto versare all’Inps ancora 21 mila euro di contributi per ottenere poi un totale di assegni pensionistici di 893 mila euro.

Dopo la riforma deve aspettare due anni e due mesi in più per il buen retiro, un periodo che si traduce in maggiori contributi per 34.500 euro. Visto che andrà in pensione più tardi prenderà la rendita per meno anni e quindi il totale delle sue pensioni future scende a 867 mila euro. Questo lavoratore subisce una penalizzazione di 60 mila euro che si può tradurre in un indice di penalizzazione del 6,95%. Dall’altra parte la rendita annua che può aspettare sale da 27.700 euro a 30.800 euro l’anno, con un miglioramento del tasso di sostituzione rispetto all’ultimo stipendio che passa dal 69,4 al 72,6%.

Vive una situazione opposta una dipendente di un’azienda privata nata nel ’65 con un’anzianità contributiva di 15 anni e un reddito annuo di 30 mila euro. Con la nuova norma questa lavoratrice potrà andare in pensione anticipata a 65 anni, mentre con la vecchia normativa avrebbe dovuto aspettare i 68 anni. Questa lavoratrice dovrà versare meno contributi e riceverà la pensione per più anni. Ma il rovescio della medaglia è che la sua pensione annua scende da 24.900 euro a 20.240 euro.

Fonte: MF Dow Jones (Articolo originale)

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