Opinione della Settimana

Fonsai, Unipol attacca con un esposto alla Consob

Unipol ha presentato ieri un esposto alla Consob sul caso Fonsai. In tre settimane è passato di mano circa il 30% della compagnia fiorentina: tanto ove si consideri che il 42% è già bloccato in Premafin e Unicredit. Rispetto al 30 gennaio, quando venne reso noto il piano di Unipol, le quotazioni di Fonsai hanno avuto un’impennata del 173%. Alla Commissione di controllo sulla Borsa viene chiesto se tanta frenesia sul titolo non nasconda accordi occulti e asimmetrie informative rispetto al mercato. Finora è stato annunciato soltanto un patto di consultazione tra la Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo e la Sator del banchiere Matteo Arpe, che hanno rastrellato il 5 e il 3% ma vengono accreditate di quasi il 20%.

L’esposto di Unipol si inserisce in un quadro già agitato dal revival dell’inchiesta della Procura di Milano sui rapporti tra la Fonsai e i Ligresti in un turbinare di alti compensi, ricche consulenze e affari infragruppo, proseguiti fino a quando l’Isvap non bloccò la cessione della Tenuta Cesarina, una proprietà dei Ligresti vicino a Roma, alla compagnia di assicurazioni quotata che l’avrebbe dovuta acquistare a prezzi d’affezione. Mentre non è ancora chiaro se e come queste indagini del pm Luigi Orsi possano influenzare le operazioni di salvataggio del gruppo Fonsai, appare invece evidente che Unipol tende a reagire alla scalata di Meneguzzo e Arpe con un atto quasi dovuto sul piano delle regole, ma soprattutto confermando la volontà di andare fino in fondo. La compagnia delle coop è pronta a sottoscrivere l’aumento di capitale di Premafin e ad acquisire così il controllo dell’assemblea ordinaria di Fonsai, e dunque il potere di nominarne i vertici operativi e di iniziare subito l’integrazione industriale con Unipol Assicurazioni. Le fusioni verrebbero dopo, specialmente la più discussa, che è quella con la controllante Premafin.

Sul piano delle regole, le indagini sui movimenti azionari da parte di Consob potranno accertare se il patto di consultazione Palladio-Sator, che è anche aperto ad altri, non implichi nei fatti un concerto. Se gli scalatori avessero concertato le loro iniziative, l’Isvap ne sommerebbe le partecipazioni ai fini di autorizzare meno il superamento della soglia del 10%. Viceversa, Palladio, Sator e i loro eventuali alleati potrebbero ciascuno arrivare al 9,9% in santa pace e trovarsi in una posizione rilevante in assemblea. In base all’articolo 68 del codice delle assicurazioni, al superamento della soglia, l’Isvap verifica l’origine dei capitali investiti (propri o di debito e, se propri, di chi), il piano industriale e la competenza assicurativa nonché, in questo caso, la capacità di garantire la ricapitalizzazione di Fonsai. Il cui margine di solvibilità è a quota 75 contro il minimo di 100, pur conteggiando i prestiti subordinati sottoscritti da Mediobanca.

Il piano Unipol farebbe affluire mezzi freschi per 1,6 miliardi, attraverso l’aumento di capitale di Fonsai, garantito dal consorzio bancario guidato da Mediobanca, e la fusione con Unipol Assicurazioni ricapitalizzata. La cifra è al netto del debito Premafin conferito con la fusione Premafin-Fonsai (circa 250 dei 370 milioni attuali, essendo la differenza destinata a essere convertita in strumenti di capitale). Il margine del nuovo gruppo sarebbe ben oltre i minimi.

Unipol può essere sconfitta da un soggetto capace di lanciare un’Opa su Fonsai e Milano e poi di accollarsene la ricapitalizzazione: oggi ci vorrebbero 2,5 miliardi. Nell’autunno del 2011, quando era chiaro il tracollo e tutto costava meno, nessuna grande compagnia europea si è mostrata interessata a rilevare Fonsai: i 28 miliardi di Btp in portafoglio e l’eredità di 10 anni di Ligresti facevano paura. Riuscirà Arpe, vera testa del rastrellamento, a trovare una terza via vincente?

Autore: Massimo Mucchetti – Corriere della Sera (Articolo originale)

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