Il monito è lanciato dall’Asaps, l’associazione sostenitori e amici della polizia stradale.
La fuga all’alt delle forze di polizia sta diventando un fenomeno praticamente ordinario sulle strade. A segnalarlo è l’Asaps, l’associazione sostenitori e amici della polizia stradale.
«Se un tempo la non ottemperanza all’invito a fermarsi prevista dall’art. 192 CdS era prerogativa del pregiudicato di turno, dell’ubriaco o dello straniero privo di permesso di soggiorno, oggi la fuga è diventata prassi più che frequente con tutti i rischi che ne derivano», spiega Giordano Biserni (nella foto), presidente dell’Asaps.
Per l’associazione, alimenta questo comportamento rischioso «la ormai diffusissima scopertura assicurativa, cioè la mancanza di assicurazione o il possesso di tagliandi e certificati falsi. Una situazione che riguarda da vicino ormai milioni di automobilisti. Secondo una valutazione dell’ex ministro Romani in una audizione parlamentare della scorsa primavera, si parlava di circa 3 milioni di veicoli, pari a circa l’8% dell’intero parco circolante. Ma secondo i dati raccolti dall’Asaps nel suo osservatorio sulla Pirateria stradale siamo già oltre il 10% di episodi (e circa doppio in alcune regioni del sud), con una proiezione che va a superare la soglia di almeno quattro milioni di veicoli scoperti da Rc auto».
Per Biserni, «la fuga è ormai consuetudine, specie nelle ore notturne, con conseguenze spesso anche gravi. Il caso dell’incidente di Roma nel quale sabato scorso un uomo di 42 anni ha perso la vita dopo essere scappato all’alt dei carabinieri è l’ultimo episodio in ordine di tempo che sottolinea la portata del rischio. Una fuga che sembra sia stata causata proprio dalla mancanza di assicurazione sul veicolo. In diversi casi gli operatori della sicurezza si interrogano sull’opportunità di inseguire il veicolo in fuga, specie in area urbana per non alimentare rischi alla sicurezza dei pedoni e degli altri automobilisti, limitandosi a rilevare, quando possibile, la targa del mezzo. Nel contesto complessivo degli elementi di rischio, una sanzione che va 80 a 318 euro con la perdita di 3 punti, forse non rappresenta il massimo dell’efficacia dissuasiva. Rimane tutta la gravità di un fenomeno che ormai non è solo stradale, ma anche sociale», ha concluso Biserni.
Redazione Intermedia Channel