Spunta la soluzione del prestito convertendo per le banche finanziatrici di Premafin. Secondo indiscrezioni, nelle ultime ore sarebbe maturata una nuova ipotesi per la conversione in equity di una parte dei crediti degli istituti di credito verso la holding. La proposta – che sarà formalmente presentata dalla società che fa capo alla famiglia Ligresti alle banche finanziatrici in un incontro fissato per domani – si articola in un prestito convertendo di 150 milioni in azioni della nuova società che nascerà dalla fusione tra Unipol, Fondiaria Sai, Premafin e Milano Assicurazioni. Tale strumento, scelto perché permette di fissare una scadenza più lunga e tener conto così dei tempi tecnici della fusione, sarà accompagnato alla ristrutturazione dei restanti 170 milioni di euro che resteranno dunque a debito della holding. Attualmente la finanziaria a cui fa capo il controllo di Fondiaria Sai ha un indebitamento di 322 milioni suddiviso tra UniCredit (110), Mediobanca (70), Cariparma (40), Ge (40) e Intesa Sanpaolo (26).
Il nuovo piano, che stando ad alcune fonti avrebbe già raccolto il consenso dei principali creditori, sostituisce così l’accordo siglato alla fine del 2010 che spostava al 2014 le scadenze per la holding. Ma soprattutto è il risultato di una trattativa serrata da parte di Unipol, candidata a rilevare l’intero gruppo Fondiaria Sai, e le banche finanziatrici di Premafin. In prima battuta il progetto prevedeva la semplice conversione in equity dei debiti, la restituzione di metà dei 170 milioni restanti e la rimodulazione del resto. Poi la scelta è caduta sullo strumento del convertendo e si è deciso di procedere con la ristrutturazione di tutti i 170 milioni restanti.
L’incontro di domani, ad ogni modo, sarà il primo di diversi e probabilmente lo schema dell’accordo potrebbe essere suscettibile di altre modifiche. L’obiettivo è cercare di raccogliere l’unanimità da parte degli istituti per poi procedere con la tabella di marcia che porterà alla incorporazione di Premafin in Fondiaria Sai, Milano e Unipol. Il progetto, infatti, nonostante l’offerta a sorpresa da parte di Palladio e Sator, che la scorsa settimana hanno offerto 450 milioni per rilevare il controllo di Premafin, sembra andare avanti secondo i tempi prestabiliti. Mercoledì Fondiaria Sai e Milano aggiorneranno i cda, mentre due giorni fa la compagnia bolognese ha ultimato i passaggi tecnici, inviando all’Isvap e all’Antitrust la corposa documentazione sul piano di aggregazione dei due gruppi assicurativi. Un documento che, secondo alcune fonti, oltre a delineare nel dettaglio le fasi tecniche della fusione, snocciola i primi numeri del nuovo gruppo e le sinergie che si potranno raggiungere nei prossimi anni. L’iter, dunque, va avanti nei tempi prestabiliti. E’ chiaro, però, che l’intera struttura dell’operazione è legata a doppio filo al parere delle Authority, in primis la Consob.
La commissione presieduta da Giuseppe Vegas è chiamata a decidere se, per come è strutturata l’operazione, è possibile esentare Unipol dall’Opa su Fondiaria Sai. Un paletto, quest’ultimo, che rappresenta la condizione chiave posta dalla compagnia bolognese per procedere con il piano. Palladio e Sator, peraltro, hanno posto la stessa condizione nell’offerta presentata nei giorni scorsi, accompagnandola pure dal raggiungimento dell’accordo di ristrutturazione del debito di Premafin con le banche. Se per l’esenzione Opa la parola passa ai commissari, diverso per l’intesa sui debiti. UniCredit, primo finanziatore di Premafin, ha già fatto sapere che appoggia il piano presentato da Unipol: «UniCredit continua ad appoggiare il piano di Unipol su Fondiaria-Sai», ha dichiarato nei giorni scorsi l’amministratore delegato Federico Ghizzoni. Ieri invece Enrico Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, interpellato sulle due offerte (quella di Unipol e quella di Palladio-Sator) non ha voluto rilasciare commenti.
Autore: Marigia Mangano – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)