Opinione della Settimana

E Zonin cerca spazio dentro Palladio

Strategie: la Popolare di Vicenza è il primo azionista della compagnia Cattolica

Schei xe schei. I principi e le considerazioni personali vengono dopo. Così nel momento in cui il business delle assicurazioni sta diventando incandescente conta l’affare, a New York come a Vicenza. Nella Palladio finanziaria che sta giocando da outsider la partita Fonsai, sta infatti cercando di entrare con una quota anche la Banca Popolare di Vicenza (nella foto, la sede). Il presidente dell’istituto berico, Gianni Zonin — che venerdì scorso era a New York per l’apertura dei nuovi uffici di Manhattan —, potrebbe infatti allargare la compagine di tre banche già socie della Palladio (Veneto Banca 9,8 per cento, Banco Popolare 8,6 per cento, Mps 0,5 per cento) entrando in gioco con un doppio ruolo: investitore istituzionale da un lato e partner industriale dall’altro. E se per far questo dovesse sedersi allo stesso tavolo di Vincenzo Consoli — l’uomo che ha inventato Veneto Banca — passerebbe sopra anche agli sgarbi e alle incomprensioni che divisero irrimediabilmente i due gruppi quando, qualche anno fa, sembravano felicemente vicini a una fusione…

Doppio ruolo
Il doppio ruolo di Zonin potrebbe, secondo alcuni, divenire strategico. La Banca Popolare di Vicenza è infatti il primo azionista della cooperativa quotata Cattolica di Assicurazione. E proprio Cattolica, presieduta da Paolo Bedoni, potrebbe divenire il partner industriale alternativo a Unipol. Fantafinanza? Forse. Ma tra Vicenza e Verona si sta parlando molto di questo, anche avanzando ipotesi di sponsorizzazioni da parte di Generali, il primo gruppo assicurativo italiano e uno dei maggiori in Europa, che a Trieste smentiscono risolutamente. C’è anche chi intravede nella discesa in campo della compagnia veronese, di stretta osservanza cattolica, nel nome e nei fatti, un argine all’avanzata della compagnia rossa per eccellenza, l’Unipol delle cooperative. Torniamo ai tempi di Peppone e Don Camillo? Forse non ce ne sarà bisogno.

Aria nuova
Cattolica è una compagnia che esce da qualche difficoltà finanziaria e deve provare a ripercorrere la strada della piena redditività. Il gruppo, da sempre legato alla curia veronese, sta provando a respirare un’aria nuova, quasi di mercato, registrando la nascita della sesta associazione di azionisti, quest’ultima guidata dal conte Pellegrini Cipolla. Una vivacità nuova e che ben dispone verso avventure più impegnative. «Ma FonSai — dice un operatore finanziario sulla piazza veronese — è un boccone troppo grosso per Cattolica, i cui azionisti sono in molti casi i medesimi del Banco Popolare. Al termine di due stagioni molto pesanti sul fronte della redditività, con aumenti di capitale necessari a salvare l’equilibrio del Banco guidato dalla coppia Carlo Fratta Pasini e Pier Francesco Saviotti, risulta difficile pensare che gli stessi azionisti siano disposti a rimettere mano al portafoglio per giocare una partita dagli esiti incerti e con molte poste finanziarie deteriorate…».

Il confronto appare schiacciante. FonSai ha un debito di circa 1,1 miliardi di euro nei confronti di Mediobanca. Unicredit ha finanziamenti per oltre 350 milioni nella compagnia, chi potrà realisticamente mettere mano a questi impegni? Resta la tentazione del business, magari del raider. Se non proprio una mosconata l’intervento nel capitale di Fonsai di Palladio e Sator ha rivitalizzato il titolo e consentito di immaginare degli utili potenziali. Avere poi munizioni fresche potrebbe consentire di alzare ulteriormente la posta in gioco. Certo, cristallizzati equilibri di potere non saranno più i medesimi, da adesso in avanti, come tutto lascia supporre. Ma allo stato non sembra esserci una reale alternativa al piano Mediobanca-Unicredit, fatto salva la proposta Palladio-Sator su Premafin. Qui una risposta dovrà arrivare entro giovedì 8 marzo.

Fonte: CorrierEconomia (Articolo originale)

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