L’ultima ripatrimonializzazione è stato chiusa solo qualche giorno fa con una operazione che ha portato il capitale complessivo di Generali China (nella foto, gli uffici di Pechino) da 2,7 miliardi di yuan, pari a 319 milioni di euro, a 3,3 miliardi di yuan, che corrispondono a circa 390 milioni di euro, con un aumento quindi di circa 70 milioni. E un altra iniezione di capitale c’era stata a fine 2009 con il passaggio da 1,9 a 2,7 miliardi di yuan. È la dimostrazione che a dieci anni dall’avvio per la joint venture tra il colosso petrolifero cinese, China National Petroleum (Cnpc), e Assicurazioni Generali, è ancora il momento d’investire per sviluppare il business.
Di sicuro anche quest’anno ci sarà bisogno di nuovi investimenti per potenziare le strutture distributive di Generali China. In programma c’è a breve l’apertura della nuova sede operativa Danni, di Guangdong, che porterà a 13 le branch della compagnia presenti nel Paese, tre nel ramo Danni e dieci nel Vita. E poi ci sono i numerosi centri di supporto alla vendita con una rete di oltre 6 mila agenti. La ripatrimonializzazione potrà quindi essere utile per i progetti di espansione già in agenda, oltre che per nuove opportunità che dovessero presentarsi. Come quella che è arrivata solo qualche giorno fa: il governo cinese ha deciso di aprire il ramo della Rc Auto obbligatoria alle compagnie straniere. Un comparto che finora è stato poco profittevole perché caratterizzato da prezzi calmierati dal governo. Ma che è ora destinato a cambiare.
Autore: Anna Messia – Milano Finanza (Articolo originale)