Oggi il cda di Premafin si riunisce per esaminare l’offerta arrivata qualche giorno fa dall’accoppiata Sator e Palladio, le due finanziarie che fanno capo a Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo. Sebbene sia in corso un pressing notevole da parte di Mediobanca per respingere subito al mittente la proposta e procedere spediti con l’operazione Unipol, la ragione vorrebbe che i consiglieri prendessero tempo almeno fino all’8 marzo, data in cui la stessa offerta verrebbe a cadere. Il mancato esame dell’offerta, infatti, potrebbe esporre i consiglieri a future azioni di responsabilità per non avere considerato una proposta che potrebbe essere migliorativa per una holding che l’Isvap ha già dichiarato in stato di crisi.
Intanto da almeno cinque giorni i legali di Sator e Palladio stanno mettendo a punto le loro prossime mosse. Tra stasera e domattina dovrebbe essere presentato un esposto alla Consob che ruota intorno a sei-sette punti caldi. Si parte dalla clausola di esclusiva presente nel contratto siglato da Premafin e Unipol, di cui il mercato dovrebbe essere messo a conoscenza per sapere se la rottura della stessa possa dare origine a un “danno” o a un più semplice “indennizzo”. E soprattutto se una modifica, anche solo di una parte, della complessa architettura messa in piedi da Unipol e Mediobanca dia origine alla decadenza della stessa clausola di esclusiva. Il dettaglio non è di poco conto: se infatti Premafin lasciasse scorrere il tempo fino all’8 marzo e appena dopo modificasse l’operazione, come si vocifera da giorni, avrebbe deliberatamente ignorato una proposta alternativa per il salvataggio della società con tutte le conseguenze del caso. Arpe e Meneguzzo vogliono anche sapere, ai sensi dell’art.122 del Tuf, se esistono accordi di manleva nei confronti degli amministratori Premafin o altre pattuizioni di vario tipo, e se esiste un accordo per assicurare il diritto di recesso ai soci Premafin al momento della fusione con Fonsai e quanto questo può impattare sul patrimonio della compagnia assicurativa. Si chiedono lumi, infine, sulle modalità di finanziamento di Finsoe che a quanto risulta dovrà essere finanziata per circa 300 milioni al fine di partecipare all’aumento di capitale Unipol da 1,1 miliardi.
La battaglia è ormai senza quartiere e all’esposto Consob dovrebbe seguire un’azione rivolta direttamente a Fonsai e all’assemblea del 16 marzo per la delibera dell´aumento di capitale da 1,1 miliardi. Il punto critico, a quanto sembra, riguarda i criteri di due diligence reciproca tra Fonsai e Unipol in quanto quest’ultima, e in particolare la controllata Unipol Banca, non è stata sottoposta alla pulizia di bilancio che invece è stata compiuta dal management Fonsai.
Dove porterà tutto ciò è difficile dirlo ma appare ormai assodato che la battaglia su Fonsai cade in un momento molto delicato per tutta la galassia. Unicredit deve rinnovare a breve tutto il consiglio, Mediobanca ha tensioni non risolte con la principale controllata Generali, oltre a una serie di partite difficili da risolvere, da Burgo a Telco fino a Rcs. E in questo quadro le sorprese potrebbero non mancare, inclusi spostamenti di pesi massimi ai vertici degli snodi cruciali.
Autore: Giovanni Pons – La Repubblica (Articolo originale)