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ROSATO: «ECCO IL COMITATO DEI GAA CHE VORREI»

Il presidente dell’organo in seno allo Sna interviene anche sulle prese di posizione di alcuni gruppi che si sono dissociati o hanno sospeso l’adesione al sindacato. E sull’accordo Unipol…  

«Stiamo vivendo, come categoria, un periodo difficile e quindi la tentazione di prendere iniziative è forte. Ogni singolo presidente di gruppo spesso si trova a dover fare da cuscinetto fra le richieste dei propri iscritti e quelle del sindacato. A mio giudizio queste prese di posizione individualistiche sono molto discutibili e incomprensibili e trovano tutta la mia contrarietà». Così si esprime Tonino Rosato (nelle foto), presidente del comitato dei gruppi aziendali agenti in seno allo Sna, di fronte alla scelta, nelle ultime settimane, di alcuni gruppi che hanno preso le distanze dal Sindacato nazionale agenti: il gruppo agenti Itas si è dissociato, mentre i gruppi agenti Zurich e Vittoria hanno addirittura sospeso l’adesione.

«E’ legittimo», dice Rosato, «mettere in discussione la strategia dell’esecutivo, è inaccettabile e incomprensibile mettere in discussione l’istituzione Sna. Ricordo che nella prima riunione del comitato post congresso, a gennaio, era stata ribadita l’indispensabilità di dare impulso a questo organo interno allo Sna attraverso un dibattito che, per quanto acceso all’interno, dovesse poi costituire una sintesi utile allo Sna e tanto più a tutti i presidenti. Le scelte di Itas, Zurich e Vittoria mi trovano, dunque, in totale disaccordo. E nutro la speranza che presto ci si possa nuovamente confrontare all’interno del nostro comitato».

Domanda: Lunedi scorso il comitato dei presidenti Gaa si è riunito a Milano. Come è andato l’incontro?

Risposta: Sono soddisfatto. Innanzitutto la presenza del presidente dello Sna, Claudio Demozzi, della vice presidente Giorgia Pellegrini e del delegato ai rapporti con il comitato Claudio Prandi alla riunione è un segnale di attenzione. Devo dire inoltre che, pur considerando le critiche che alcuni presidenti hanno riservato alla politica dell’esecutivo, è prevalso uno spirito costruttivo. Piuttosto che recriminare sul cosa non si è fatto, si è pensato a cosa fare. E in quest’ottica che è emersa la proposta di un incontro da tenersi a brevissimo tra esecutivo e direttivo Sna, esecutivo nazionale Unapass e presidenti dei gruppi agenti. L’incontro dovrà avere l’obiettivo di individuare eventuali linee strategiche condivise, tese a contrastare l’attuale formulazione dell’art. 34 .

D. Negli ultimi anni, il rapporto fra il comitato dei Gaa e il sindacato è sempre stato assai problematico: poca sinergia e diversità di vedute. Oggi sembra che qualcosa sia cambiato rispetto al passato, nel senso che si intravvede un dialogo positivo.

R. Il nuovo presidente dello Sna, Claudio Demozzi, si è trovato di fronte a una situazione straordinaria e questo ha impedito di creare sin da subito quella sinergia che ritengo sia fondamentale fra il comitato dei Gaa e il sindacato. Ultimamente si sta cercando di costruire un percorso che possa nel pieno rispetto dei ruoli basarsi sul dialogo e sulla sinergia. Personalmente mi sono posto un obiettivo: quello di ridare a questo organo quella funzionalità che secondo me è fondamentale. Per fare ciò, però, occorre che tutti i presidenti abbiano la volontà di far diventare il comitato quel laboratorio di idee utili non solo al sindacato, ma anche ai gruppi, e quello strumento in grado di analizzare tutte le problematiche attuali e future del settore.

D. Ma c’è davvero questa volontà, se poi 18 presidenti di gruppo firmano un documento dell’altro sindacato, l’Unapass, nel quale si evidenzia tutta la contrarietà nei confronti degli emendamenti presentati da Sna nell’ambito del decreto legge sulle liberalizzazioni?

R. Il comitato dei Gaa aveva ribadito in maniera assoluta e chiara che non poteva e doveva esserci nessun tipo di vincolo o di obbligatorietà nei confronti delle scelte imprenditoriali degli agenti. Nella fattispecie è accaduto che qualcuno ha voluto cavalcare l’idea che lo Sna intendesse porre l’obbligo al plurimandato in capo agli agenti. Gli emendamenti presentati, invece, non parlano di obbligo ma, qualora dovesse rimanere l’obbligatorietà dei tre preventivi (cosa poi avvenuta, ndr), di possibilità di controbilanciare questa norma ponendo in capo alle compagnie l’obbligo di concedere i mandati.

D. Ritiene dunque che siano stati strumentalizzati gli emendamenti proposti da Sna?

R. Per anni abbiamo caldeggiato il plurimandato. Sna, Unapass e alcuni presidenti di gruppo hanno lottato per andare in questa direzione. Come spesso avviene, quando arriva il momento di concretizzare ci si trova di fronte a un attimo di profonda riflessione. Qui si tratta di modificare il proprio stile lavorativo. Alla fine, questa titubanza, ha favorito quell’azione sinergica di contrasto indispensabile alla nostra categoria professionale. Dobbiamo renderci conto come categoria che, volenti o nolenti, il mercato sta cambiando e cambierà ancora: sta a noi decidere se vogliamo gestire le novità oppure subirle, come abbiamo fatto in questi ultimi anni per esempio con l’obbligo di esporre le nostre provvigioni. Purtroppo oggi stiamo dimostrando di non essere una categoria unita. Invece dobbiamo renderci conto che più forte è il sindacato, intesa come istituzione, più semplice sarà per un presidente di gruppo rapportarsi in modo incisivo con la propria mandante. Ma se qualcuno pensa di sostituire il sindacato con tanti sindacati è follia. Non andiamo da nessuna parte.

D. C’è chi vorrebbe una Federazione dei gruppi aziendali. Lei cosa pensa?

R. La Federazione dei gruppi in realtà già esiste ed è rappresentata dal Comitato dei Gaa in seno allo Sna, se solo funzionasse bene e se ci fosse la volontà di portare a sintesi le esigenze di tutti i gruppi. Con queste caratteristiche, il comitato potrebbe incidere anche sulle scelte politiche dello stesso sindacato.

D. Succede anche che un gruppo agenti sottoscriva un accordo con la propria mandante e vada avanti per la propria strada…

R. L’accordo sottoscritto dall’Associazione Agenti Unipol è figlio di un mondo che è cambiato senza che si sia potuto redigere norme e regole più attuali. Insomma l’accordo imprese agenti è innegabilmente datato, né esistono cornici precise del sindacato che possano in qualche modo colmare questa distanza temporale. Ad esempio l’effetto degli storni Bersani va gradualmente scemando, eppure su di essi persiste una battaglia più ideologica che concreta.

D. Quindi, secondo lei, l’accordo siglato dagli intermediari Unipol non è da bocciare?

R. Chiarisco: l’accordo non mi piace, ma provo disagio nell’assumere l’atteggiamento del censore. Forse dovremmo cercare di capire le ragioni che hanno spinto il gruppo a sottoscriverlo. Resta il fatto che l’autonomia dei gruppi è sacra fin quando non intacca interessi dell’intera categoria. Purtroppo nell’accordo Unipol ci sono  criticità a cominciare dalla revisione al ribasso delle provvigioni e dalla loro variabilitàSe si creano brecce attraverso i gruppi, possiamo dimenticare definitivamente il rinnovo dell’accordo imprese agenti.

D. Ritiene, però, che lo Sna debba prendere in considerazione le nuove esigenze dei gruppi aziendali…

R. Certamente. E stiamo lavorando in questa direzione. Con la  possibilità di far partecipare un rappresentante (il vice presidente Antonio Canu, ndr) del comitato dei gruppi al tavolo della riforma statutaria dello Sna, chiederemo di analizzare ogni fase delle trattative dei gruppi qualora il presidente interessato lo ritenga utile e necessario, con il punto di vista dello Sna. Non deve esserci nessuna imposizione, ma solo una attività sinergica fra lo Sna e colui che sta trattando un accordo.

Fabio Sgroi – Direttore Intermedia Channel

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