Alla lettera inviata alla vigilia da Giulia Ligresti, ha fatto seguito l’atto formale del consiglio di amministrazione di Premafin: la holding ha chiesto al management e al board di Fondiaria Sai se reputi ancora necessaria una ricapitalizzazione da 1,1 miliardi. La sollecitazione, che evidentemente prova a difendere gli interessi dei soci di controllo cercando di evitare, se possibile, una diluizione eccessiva, si basa sul recente ricalcolo del margine di solvibilità della compagnia assicurativa che rispetto al 75% segnato mesi fa, ora navigherebbe al di sopra del 90%. Una soglia che, sulla carta, potrebbe consentire di rivedere al ribasso l’ammontare dell’iniezione di liquidità.
Un’opportunità, tuttavia, che non sembra incontrare il favore delle banche creditrici, in primis Mediobanca. E per almeno due ragioni: perché si ritiene necessario costituire comunque una riserva che consenta di affrontare ulteriori chiari di luna dei mercati e perché si dubita che l’Isvap possa prendere a riferimento un valore non certificato da bilancio o semestrale. In altre parole, appare improbabile che l’Autorità possa aggiornare e rivedere la propria posizione ogni qualvolta venga registrata un’oscillazione, seppure rilevante, del margine di solvibilità. In ragione anche di questo, alcune fonti sostengono anche un eventuale ritocco dell’aumento di capitale non porterebbe comunque la ricapitalizzazione sotto il miliardo. In ogni caso, ora toccherà al vertice di FonSai fornire al cda della compagnia, in programma per il 15 marzo, elementi utili affinché il board decida il da farsi e detti la linea a Premafin, il cui summit è in calendario per il 16 marzo.
Nel frattempo, il cda della holding che si è tenuto ieri è servito anche per dare preciso mandato a Maurizio Dallocchio affinchè svolga un impairment test e una valutazione ai fini di bilancio della partecipazione diretta e indiretta detenuta dalla finanziaria in Fondiaria Sai, in carico più o meno a 7,4 euro a titolo contro un valore di Borsa che naviga attorno a 1,27 euro. A Dallocchio spettava già la valutazione dei rapporti di concambio della prospettata fusione con Unipol e la congruità del prezzo di emissione dell’aumento Premafin.
Il board ha anche dato incarico a Ezio Maria Simonelli di occuparsi della «certificazione della ragionevolezza del piano di risanamento». Rispetto al quale prosegue il lavoro dell’advisor Leonardo & co, concentrato sull’obiettivo di ottenere l’impegno degli istituti per il consiglio della holding della prossima settimana. Il tutto mentre oggi a mezzanotte scadrà l’offerta alternativa presentata da Sator e Palladio. Le due società restano fiduciose, e ieri, in un vertice tenuto a Milano nella sede di Palladio, Roberto Meneguzzo e Matteo Arpe, avrebbero deciso di solecitare nuovamente Premafin perché prenda posizione formale sull’offerta. In quest’ottica avrebbero inviato alla holding, e per conoscenza a Fondiaria-Sai della quale sono soci con l’8% e agli advisor, una lettera nella quale chiedono una risposta puntuale sull’offerta di salvataggio.
Questo passaggio, evidentemente, intende chiarire le posizioni della holding in vista dell’assemblea e, forse, di un’eventuale contenzioso legale. Sul tavolo resta l’ipotesi di una proroga dell’offerta ma anche l’attesa per un possibile vertice con alcune delle banche creditrici della holding. Così come nessuno esclude che la battaglia possa spostarsi direttamente sulla FonSai, in assemblea o in tribunale.
Autore: Laura Galvagni – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)