Non si placano le polemiche attorno al Decreto liberalizzazioni che rivoluziona la Rc auto. In particolare, sono gli emendamenti all’articolo 32 Decreto a gettare benzina sul fuoco: “In ogni caso, le lesioni di lieve entità, che non siano suscettibili di accertamento clinico strumentale obiettivo, non potranno dar luogo a risarcimento per danno biologico permanente“. Quindi, il danno alla persona per lesioni di lieve entità è risarcito solo a seguito di riscontro medico legale da cui risulti visivamente o strumentalmente accertata l’esistenza della lesione. Insomma, chi lamenta solo il dolore a seguito di un colpo di frusta, non vedrà un euro di rimborso se la lesione non emergerà da esami medici. Obiettivo, sconfiggere le truffe, abbassare i costi a carico delle Assicurazioni, e ridurre i prezzi Rca.
LA LETTERA
Ecco perché l’Associazione familiari vittime della strada (fra gli altri) ha scritto una lettera ad Antonio Catricalà, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e ai componenti delle commissioni Industria, Finanze, Giustizia, Sanità, Affari costituzionali della Camera, esprimendo preoccupazione per gli emendamenti all’articolo 32 già approvati al Senato, e ora all’esame della Camera: non sortiranno – secondo l’Associazione familiari vittime della strada – gli effetti sperati, ovvero il contrasto alle truffe assicurative, ma determineranno unicamente l’aumento dei costi dei sinistri, rischiando di svilire il diritto a ottenere un giusto ed equo risarcimento.
SALGONO I COSTI
Per paradosso, stando alle Vittime della strada, si creerebbe la situazione inversa: subordinare il risarcimento alla dimostrazione strumentale dei postumi, innescherebbe di fatto un meccanismo di ricorso ad accertamenti spesso superflui, i cui costi, in parte, ricadrebbero sul Sistema sanitario nazionale e sulle Compagnie. Risultato: più spese mediche per le Assicurazioni. E addio ribassi Rca.
INIQUO
Non solo: per l’Associazione familiari vittime della strada, i danneggiati meno abbienti, non potendo sostenere gli oneri di costosi accertamenti strumentali, si vedrebbero negato il diritto a un giusto risarcimento. Secondo il Sismla (Sindacato italiano specialisti in medicina legale delle assicurazioni), inoltre, subordinare il risarcimento alla presenza di accertamenti strumentali, costringerebbe i danneggiati a eseguire tale pratica, in aperto contrasto con l’articolo 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana“.
LA DEPRESSIONE CHE “SFUGGE”
Per non parlare, ricordano le Vittime della strada, del fatto che è impossibile valutare gli aspetti relativi al danno psichico o danno esistenziale: quale macchina potrebbe infatti accertare uno stato depressivo? Una delle regole fondamentali della clinica, in realtà, è che l’esame strumentale sia la conferma, qualora ve ne sia la necessità, di una diagnosi clinica, posta sulla base di una semeiotica specialistica (ortopedica, neurologica, psicologica, vascolare) che rimane sovrana. Il primato – spiegano le Vittime della strada – resta sempre all’accertamento clinico, all’arte di rilevare i segni, i sintomi e tutti i dati riguardanti la patologia, collegandoli con le alterazioni che li determinano. La clinica, che definisce l’affezione del paziente, si basa sulla semeiotica che rileva segni e sintomi e sulla patologia, che studia le cause e la classificazione dei disturbi. Il danno psichico o sindromi di natura ansioso-depressiva possono sfuggire per loro natura all’accertamento strumentale. In caso di dubbio, ricordando i falsi negativi e i falsi positivi di tanti accertamenti, la convalida di un’ ipotesi sarà sempre e solo clinica.
Fonte: OmniAuto (Articolo originale)