Unipol striglia Premafin mentre l’Isvap ammonisce Fonsai sull’entità dell’aumento di capitale e la sua finalità. Quella di ieri è stata una giornata di intensa attività epistolare nella saga in corso da mesi nel settore assicurativo. A quanto si è appreso l’assicurazione bolognese avrebbe inviato una lettera alla holding di controllo del gruppo Fonsai in cui richiama la società ad una più decisa presa di distanza dal progetto alternativo di salvataggio presentato dalla cordata Sator-Palladio. La compagnia guidata da Carlo Cimbri, insomma, non è rimasta per nulla soddisfatta dei sottili distinguo giuridici, con annessi rimpalli di responsabilità con le banche, che a suo dire hanno distinto la condotta di Premafin in questi ultimi giorni. Non troppo vigorosa deve essere sembrata agli assicuratori emiliani neppure l’ultima dichiarazione rilasciata proprio ieri dal direttore generale di Premafin Andrea Novarese, all’uscita da un incontro con Unicredit («andiamo avanti con Unipol, come da contratto»). Nella lettera, la compagnia di Cimbri ricorda al suo partner l’accordo in esclusiva in vigore, ciò che rende irricevibile ed indiscutibile qualsiasi offerta alternativa. Giungere a tanto – farebbe presente ancora la lettera – rappresenterebbe fonte di potenziali danni. Non solo.
La missiva prende anche posizione sull’aumento di capitale di Fonsai di 1100 milioni giudicando sostanzialmente improponibile una riduzione del suo ammontare così come prospettato da Premafin. È pur vero che nei documenti ufficiali si parla sempre di una ricapitalizzazione «fino a» 1100 milioni ma – rimarcano da Unipol – è proprio quello il bisogno di patrimonio richiesto dal regulator e sostanzialmente fatto proprio tra i due gruppi assicurativi per le valutazioni sui concambi e la loro integrazione finale. Certamente una minore richiesta di capitale esporrebbe i bolognesi al rischio di dover provvedere di tasca prorpia se, a integrazione avvenuta, emergessero nuove necessità. Infine la lettera lamenta la continua fuga di notizie che nelle ultime settimane ha caratterizzato il fronte Premafin-Fonsai.
E veniamo all’Isvap. L’authority ha ribadito ieri con una lettera a Fonsai la preoccupazione espressa a voce il giorno precedente all’amministratore delegato della compagnia Emanuele Erbetta sull’ipotesi di una ricapitalizzazione “ridotta”. La commissione avrebbe ricordato la estrema volatilità dei mercati finanziari invitando la società ad un’estrema cautela nel prendere a riferimento soltanto i dati puntuali (e più favorevoli) dell’ultimo periodo. La lettera contiene un altro passaggio importante. Richiamando le pronuncie delle società (Premafin e Fonsai) l’Isvap ricorda la finalità dell’aumento di capitale che – fa presente – è funzionale alla successiva fusione Fonsai-Unipol. Qualcuno vi potrebbe vedere un primo via libera mentre il formale iter autorizzatorio è ancora in corso.
Ieri, intanto, si è saputo attraverso una nota d’agenzie che il giorno precedente si è riunito il consiglio di amministrazione di Finsoe (la finanziaria controllante di Unipol gruppo) per delibere sulle proposte da portare venerdì alla sua assemblea. In quella sede, a quanto si è appreso, i soci di Finsoe approveranno un aumento di capitale da 300 milioni di euro per poi sottoscrivere la propria quota dell’aumento Unipol (in programma all’assemblea della compagnia convocata per lunedì prossimo) con un impegno stimato in circa 400 milioni di euro. Nel cda, riferiscono fonti vicine alla holding, le cooperative sarebbero state compatte nel sostenere il progetto della “grande Unipol”.
Autore: Riccardo Sabbatini – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)