Un utile netto al 2015 di quasi un miliardo di euro, una raccolta premi di 17,6 miliardi, sinergie a regime per circa 300 milioni, un margine di solvibilità pari a 1,5 volte il limite regolamentare e un combined ratio di circa 93%, indicatore di una sana e redditizia gestione industriale. Sono i numeri della “Grande Unipol” svelati oggi dalla compagnia bolognese, il cui cda «ha esaminato le linee guida strategico-industriali» dell’integrazione con Fonsai e «le prime stime quantitative» degli obiettivi e delle sinergie potenziali del maxi-polo assicurativo.
Per ora numeri preliminari, destinati ad essere affinati sulla base dei risultati 2011 dei due gruppi e degli approfondimenti che verranno condotti nelle prossime settimane. Con l’obiettivo di presentare «il piano industriale congiunto» prima dell’avvio degli aumenti di capitale delle due compagnie.
In giornata si era riunito anche il cda di Fonsai. La compagnia dei Ligresti ha confermato a 1,1 miliardi di euro l’ammontare dell’aumento di capitale, non accogliendo così l’invito di Premafin a valutare una diminuzione del fabbisogno patrimoniale alla luce dei segnali di stabilizzazione sui mercati, che hanno portato il margine di solvibilità a risalire all’8 marzo a quota 90 rispetto al livello shock di 75 punti toccato a fine 2011. Approvati anche i conti 2011, che avrebbero evidenziato una perdita di poco superiore al miliardo.
«L’advisor ha detto che serve un aumento da 1,1 miliardi – ha spiegato un consigliere -. Sulla cifra dell’aumento non possiamo fare l’elastico e aumentarlo o ridurlo a seconda del tempo». Dello stesso avviso è l’Isvap che nei giorni scorsi aveva chiesto a Fonsai di non alleggerire la ricapitalizzazione.
Intanto è emerso che Unicredit, in qualità di banca agente del pool di creditori Premafin, ha sollecitato la holding, in una lettera inviata ieri, a procedere con l’aumento di capitale necessario a seguire quello di Fonsai e Unipol che verranno portati all’approvazione delle rispettive assemblee dei soci lunedì prossimo.
Alla missiva la holding, che ha rinviato al 30 marzo l’approvazione del bilancio, avrebbe risposto oggi ricordando che passaggio fondamentale per deliberare l’aumento è proprio la chiusura dei conti che, su parere di legali e revisori, richiede la chiusura dell’impairment test affidato a Maurizio Dallocchio nonchè il rilascio da parte delle banche creditrici della comfort letter sulla rinegoziazione del debito.
Unicredit e Mediobanca starebbero lavorando per raccogliere le firme alla lettera, un documento non vincolante in cui le banche si dicono fiduciose di rinegoziare l’esposizione, entro il fine settimana, anche se ci sarebbe ancora qualche problema legato ai processi deliberativi degli istituti esteri.
Oggi intanto è scaduto il termine entro cui Sator e Palladio, che stanno cercando di contendere Fonsai a Unipol, avrebbero potuto recedere dall’offerta su Premafin. Nessun segnale da Arpe e Meneguzzo, segno che il recesso non è stato esercitato e che la battaglia su Fonsai non è ancora finita. «Sta a Premafin valutare i piani alternativi sul tavolo» ha detto Enrico Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. «L’auspicio – ha aggiunto – è che le parti possano trovare le soluzioni più convenienti. Se ciò non sarà possibile ci ingegneremo per vedere se possiamo portare un contributo».
Fonte: Il Sole 24 Ore (Articolo originale)