Opinione della Settimana

Investire nella previdenza: Le polizze preparano il sorpasso sui negoziali

Le polizze? Crescono più rapidamente dei fondi negoziali. E il momento del sorpasso potrebbe non essere lontano. Stando agli ultimi dati statistici pubblicati dalla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), infatti, dal dicembre 2010 al dicembre 2011 il numero di aderenti ai fondi pensione di categoria è rimasto sostanzialmente stabile a quota 2 milioni (con un lieve calo dello -0,8%). Di questi, i lavoratori dipendenti del settore privato costituiscono la gran parte degli iscritti (1,8 milioni). Nello stesso periodo, invece, gli aderenti ai piani individuali pensionistici (Pip) sono aumentati da 1,1 a 1,4 milioni, con una crescita del 25%. Se i due trend dovessero confermarsi anche in futuro, tra il 2012 e il 2013 potrebbe verificarsi il sorpasso dei piani individuali pensionistici rispetto ai fondi pensione negoziali.

Dinamiche di raccolta molto diverse: dopo la buona crescita in occasione del semestre di silenzio assenso nel 2007 i negoziali si sono assestati. Partiti in sordina, i Pip vengono collocati da reti formate da professionisti economicamente motivati: la compagnia assicurativa versa all’agente assicurativo le commissioni a lui spettanti per i dodici mesi successivi. I negoziali, invece, sono strutture non profit: il rapporto tra iscritti e struttura è tipico di una community, più che di una relazione cliente/fornitore di servizi o prodotti. Il confronto si riflette tra i numeri uno dei due settori: dopo 12 anni Cometa (metalmeccanici) cala leggermente a 450mila iscritti, mentre Postaprevidenza Valore delle Poste italiane in quattro anni è balzato a 408mila iscritti, un terzo di tutto il mercato dei Pip.

Per gli italiani previdenza fa spesso rima con assicurazione. «Lavoro nel settore da tantissimi anni – commenta Armando Escalona, A.d. di Finanza e Futuro, la rete di promotori finanziari del gruppo Deutsche Bank – e non ho mai registrato in passato un’attenzione così forte da parte dei clienti verso le polizze del ramo III e del ramo V. È un fenomeno nuovo, da non sottovalutare: gli italiani si stanno rendendo conto che lo Stato non è più in grado di sostenere il loro futuro pensionistico, come evidente anche dall’ultima riforma; i giovani hanno difficoltà a trovare un posto fisso». Tutto questo ha determinato condizioni favorevoli per il mercato delle polizze vita, tanto che negli ultimi tre anni, afferma Escalona «l’attività della nostra rete su questo fronte è praticamente cresciuta a un ritmo del 100% annuale».

I risparmiatori non sono più in cerca di rendimenti esasperati, ma di garanzie e prestazioni accessorie. «Per anni – commenta Roberto Casanova, partner di Iama Consulting – l’offerta del mercato assicurativo si è orientata per offrire tassi allettanti, una strategia possibile anche grazie alle forti riserve matematiche delle compagnie, investite in gran parte in titoli di Stato. In seguito alla crisi del debito sovrano europeo, è iniziato un ritorno delle polizze al loro ruolo originario. Le assicurazioni del ramo III e V non sono più soltanto prodotti di investimento ma strumenti di copertura dei rischi. E gli assicurati le scelgono anche per questo».

Autore: Andrea Curiat – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)

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