«Si può liberalizzare, fissando degli obblighi», si chiede il lettore Paolo. E ancora, la vera liberalizzazione vista da Marco, Giuseppe e Antonio.
Sul tema legato alle liberalizzazioni sono stati numerosi i commenti postati dai lettori di Intermedia Channel.
«Si può liberalizzare fissando degli obblighi? Per favorire la concorrenza e aumentare quindi i servizi non sarebbe meglio togliere dei divieti? Permettere agli intermediari di collaborare tra loro, per esempio, potrebbe essere una soluzione?». La domanda è posta da Paolo, mentre Giorgio Corboli si chiede: «Come è possibile obbligare i monomandatari, pena pesanti sanzioni, a fornire preventivi di altre compagnie concorrenti di cui non si conoscono condizioni generali e particolari e di cui non si conoscono franchigie o scoperti?».
Sulla stessa lunghezza d’onda è Roberto Gambuzza, che dice: «Liberalizzare dovrebbe significare permettere al cliente di fare ciò che vuole. Ma oggi è già così: può scegliere qualunque compagnia, farsi rilasciare preventivi scritti e scegliere liberamente dove e con chi assicurarsi. Che senso ha emanare una legge che impone a un agente di fornire altre informazioni in merito a contratti Rc auto di compagnie delle quali ha scelto di non avere mandato?». Gambuzza si augura che l’articolo 34 venga stralciato «perché privo di senso pratico e logica». Non sarà così.
Anche Pier Luigi Incerti, agente plurimandatario, non ci sta e si chiede: «Quali altri professionisti devono procurare al cliente preventivi di altre società? Perché gli agenti monomandatari, magari con piccoli portafogli, devono sentirsi obbligati a prendere altri mandati? Per farci che cosa? Non basta avere nel cassetto tre compagnie: bisogna foraggiarle con i premi, ma visti i tempi, chi oggi può garantire un certo numero di polizze alla propria mandante?». «A me sembra che tutti gli ultimi interventi normativi sembrano più rivolti a incrementare le rendite delle compagnie che invece a tutelare i diritti del consumatore assicurato. Si è per caso mai vista la riduzione dei premi assicurativi promessi dalle compagnie prima dell’approvazione dell’indennizzo diretto?», si chiede Mario Solanas.
Dall’indennizzo diretto alla formazione. «Gli intermediari», dice Antonio D., «sono destinatari di un obbligo di formazione professionale il cui riscontro è stato affidato alle compagnie che ne caratterizzano la fruizione creando un ulteriore vincolo con i propri intermediari. A tutti è evidente l’inadeguatezza della formazione offerta dalle imprese e l’anacronismo dell’obbligo di formazione sui nuovi prodotti rilasciati (un intermediario che svolge il plurimandato per cinque compagnie che fossero abbastanza dinamiche nella riscrittura dei propri prodotti rischia di passare più tempo in aula che al lavoro per apprendere, magari, delle piccole novità che potrebbero essere riassunte in due pagine). Eppure nessuno ha gridato alla scandalo». E ancora: «Nessuno ha confutato l’inadeguatezza dell’offerta formativa delle imprese a quegli operatori che vendono le polizze Rc auto al banco in una subagenzia esterna e che non tratteranno mai altri rami, ma che vengono formati lo stesso sui prodotti previdenziali e via discorrendo. Che dire poi della formazione sulle novità normative? Di impedimenti a una maggiore indipendenza professionale ce ne sono e non si esauriscono con l’opportunità persa in fase di conversione dell’art. 34».
Sergio Zappettini, vorrebbe «che gli obblighi ai quali da oltre un lustro siamo tenuti ad adempiere, avessero almeno portato vantaggi concreti ai consumatori e non soltanto costi gestionali per gli agenti: possibile che i milioni di euro spesi in consulenze dai Governi che si sono succeduti siano stati spesi retribuendo chi non conosce nemmeno la differenza tra un agente e una compagnia di assicurazione?»
LA VERA LIBERALIZZAZIONE – «Per sviluppare la concorrenza tra i competitor del mercato italiano, l’Isvap dovrebbe obbligare le compagnie a essere presenti per l’esercizio del ramo Rc auto in ciascuna provincia d’Italia con almeno un punto vendita agenziale. Invece», sottolinea Marco, «si sta procedendo verso la desertificazione di molte aree in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia».
È quello che sostiene anche Giuseppe: «la legge deve prevedere l’obbligo alle compagnie operanti sul ramo Rc auto, prima di tutto a operare su tutto il territorio nazionale senza discriminazione di sorta. Secondo: rilasciare obbligatoriamente il mandato Rc auto a semplice richiesta agli intermediari che lo richiedono in quanto professionisti del settore, al fine di soddisfare la richiesta dei tre preventivi previsti dal decreto. Infine, vietare l’assunzione del ramo in maniera diretta alle compagnie anche attraverso altri canali, come per esempio le telefoniche».
Antonio, invece, propone di «abbassare i costi delle polizze Rc auto utilizzando un modulo uguale per tutti gli operatori compreso broker, banche, posta e compagnie telefoniche, imposto da Isvap. Evidenziando nello stesso posto (per tutti) i dati e soprattutto le franchigie, i limiti assicurativi (esempio stato di ebbrezza se si, se no, o che franchigia, la guida non ammessa di persone neopatentati con la relativa franchigia in caso di incidente e via dicendo. In questo modo il cliente, in tutta autonomia, può confrontare i costi e capire le condizioni di polizza, non come adesso che una polizza è accompagnata da un fascicolo di 50/70 pagine. È necessario fare un passo indietro e cioè tornare alle schede di prodotto, semplificando».
Fabio Sgroi – Direttore Intermedia Channel