Opinione della Settimana

«No alla tariffa unica per la Rc auto»

Secono le compagnie il decreto sulle liberalizzazioni che impone «identiche offerte» assicurative «a parità di condizioni soggettive e oggettive» non può riferirsi a una supposta tariffa unica viste le differenze di rischio che le assicurazioni devono sopportare nelle diverse aree del paese 

Non vi sarà alcuna tariffa unica su base nazionale per la Rc auto. Le compagnie di assicurazione si apprestano a applicare alla lettera il decreto sulle liberalizzazioni appena approvato definitivamente dal Parlamento. E la “lettera” della norma che impone «identiche offerte» assicurative a «parità di condizioni soggettive ed oggettive» (articolo 32 del provvedimento) a loro giudizio non può riferirsi ad una supposta tariffa unica, come da alcuni era stato in un primo tempo supposto, stante le differenze di rischio che le compagnie continuano a sopportare nelle diverse aree del paese.

Intanto, da primi segnali di mercato (e dai “preventivatori” su internet) i prezzi delle coperture nell’assicurazione obbligatoria hanno iniziato a flettere. Non per le disposizioni governative che si ripromettono il medesimo scopo, quanto per gli effetti della crisi economica e del caro benzina che, limitando il “consumo” di macchina, stanno riducendo significativamente la frequenza dei sinistri aprendo spazi tariffari fino a qualche mese fa impensabili.

Tornando al pacchetto liberalizzazione il testo, per il voto di fiducia posto dal Governo alla Camera, è rimasto immodificato anche nelle parti più confuse, frutto del dibattito al Senato, e sulle quali è mancato un lavoro di “pulizia” dei testi. Un esempio è proprio la norma sulle «identiche offerte» tariffarie. Nella classe di massimo sconto (cioè degli automobilisti più virtuosi) cui la legge si riferisce – spiega Vittorio Verdone (nella foto) direttore del settore auto dell’Ania (associazione delle compagnie) – «i parametri sulla frequenza dei sinistri sono molto diversi da provincia a provincia». A fronte di un dato nazionale del 7,3% nel napoletano, la frequenza si colloca al 13%, con un profilo di rischio del tutto diverso per un assicuratore. «Interpretare questa disposizione come se avesse introdotto un obbligo di prezzo unico in tutta Italia, peraltro – aggiunge Verdone – sarebbe contrario alla normativa comunitaria che vieta interventi degli stati sulla libertà tariffaria».

Un altro punto su cui si è discusso riguarda l’obbligo a carico della compagnia di indicare al cliente l’entità della riduzione del premio cui avrebbe diritto l’anno successivo in assenza di sinistri. Come va interpretata? «Senz’altro – è ancora Verdone a parlare – è un dato che va chiaramente inserito nel contratto. Ma, beninteso, si applica alla tariffa che sarà in vigore al momento del rinnovo». Quindi se, per ipotesi, un automobilista non ha incidenti ma se il premio di riferimento su cui sono calcolate le classi bonus-malus cresce per un’impennata nel costo dei sinistri, quell’automobilista virtuoso potrebbe ugualmente trovarsi a dover pagare un premio maggiorato. D’altra parte non c’è altra strada. Se si agisse diversamente, infatti, l’entità del maggiore fabbisogno tariffario di una compagnia verrebbe scaricata unicamente sugli automobilisti “colpevoli” di un sinistro su cui graverebbe un aumento di premio insopportabili.

Autore: Riccardo Sabbatini – Il Sole 24 Ore

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