Roberto Meneguzzo e Matteo Arpe (nella foto) alzano nuovamente la voce. Lo fanno mentre Premafin, sollecitata dall’Isvap ad accelerare le procedure per l’aumento di capitale, cerca di definire i contorni della necessaria ricapitalizzazione.
In una lettera inviata ieri al presidente del consiglio di amministrazione di Fondiaria-Sai, Jonella Ligresti, e al presidente del collegio sindacale, Benito Giovanni Marino, nonché, per conoscenza, a Isvap e Consob, Sator e Palladio hanno chiesto che vengano definitivamente «chiariti alcuni aspetti riguardanti l’indipendenza dell’aumento di capitale di FonSai» rispetto all’operazione di integrazione con Unipol.
Innanzitutto, Meneguzzo e Arpe vogliono sapere se l’entità dell’aumento di capitale sia sufficiente al salvataggio della compagnia milanese come farebbero intendere le dichiarazioni rese in assemblea dai vertici della società: la ripatrimonializzazione da 1,1 miliardi garantirebbe un margine di solvibilità al 125% al 31 dicembre 2011 e al 135,5% all’8 marzo 2012. Cifre che, sostengono Sator e Palladio, renderebbero non indispensabile la fusione con Unipol Assicurazioni e quindi non così immediato il via libera Consob all’intero pacchetto di esenzioni Opa presentato.
In particolare, se potrebbe risultare plausibile incassare l’ok sull’esenzione Premafin, complice la procedura ex articolo 67, e quella per la ricapitalizzazione FonSai, indispensabile per ripristinare i margini di solvibilità, potrebbe essere più complicato ottenere il sì sul versante fusione. L’integrazione, non essendo indispensabile per il salvataggio, potrebbe far scattare la clausola di change of control (Ugf salirebbe dal 35 al 51% di Fondiaria dopo le nozze) e quindi l’Opa o, nel migliore, dei casi il “whitewash”, ossia il voto alle minoranze, quindi a Sator e Palladio, sul progetto di aggregazione.
Meneguzzo e Arpe tornano poi sul tema dell’indipendenza dell’aumento chiedendo perché il 23 dicembre a Mediobanca è stato dato un mandato generale per la costituzione di un consorzio di garanzia e il 30 gennaio quel mandato è stato modificato «subordinandolo alla esclusiva realizzazione del progetto Unipol». Lo ha preteso Piazzetta Cuccia? E poi, il progetto, domandano Sator Palladio, è realmente compatibile con i criteri di urgenza legati al salvataggio FonSai? E se così non fosse, come intende attrezzarsi il cda «per garantire il collocamento di un aumento di capitale indipendente»? Quanto al piano industriale presentato in assemblea, i due soci vorrebbero sapere se questo è stato predisposto solo «per finalità interne» e perché «non sia stato comunicato al mercato e agli azionisti» tempestivamente e in maniera adeguata.
Di tutto ciò Sator e Palladio, nelle sei pagine di lettera firmate dagli avvocati Giuseppe Cannizzaro e Stefano D’Angelo, hanno deciso di chiedere conto al board della compagnia ma anche al collegio sindacale. E, in via indiretta, all’Isvap: «È stato costantemente e tempestivamente informato in merito al mutamento delle modalità di costituzione del consorzio di garanzia tra le banche»?
Autore: Laura Galvagni – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)