Opinione della Settimana

Generali verso l'uscita da Ingosstrakh

Generali tratta l’uscita da Ingosstrakh, la compagnia russa di cui possiede il 38,5% assieme al suo alleato ceco Ppf. I rumor, diffusi dal quotidiano Vedomosti e confermati ieri da fonti finanziarie, si riferiscono al confronto in corso tra Generali-Ppf e la banca russa Vtb che sarebbe interessata a rilevare la quota di minoranza di Ingosstrakh il cui controllo fa capo invece al magnate Oleg Deripaska. Se la trattativa andasse a buon fine Generali-Ppf uscirebbero a una situazione di stallo che si prolunga da diversi anni, da quando nel 2007 fu acquisita la partecipazione nella compagnia russa, la quinta del paese per dimensioni. Da allora si è assistito a diversi capovolgimenti di fronte, mai decisivi, nei quali di volta in volta Deripaska avrebbe dovuto cedere la sua partecipazione oppure acquisire le quote di minoranza. Ora, appunto, potrebbe entrar in campo Vtb banca con cui il gruppo triestino, che ne è anche azionista, era fino a poche settimane fa in trattativa per raggiungere un accordo di bancassurance.

Ieri intanto, con il documento sulle retribuzioni pubblicato tra la documentazione alla prossima assemblea annuale, si appreso che nel 2011 i manager di Generali hanno visto i loro bonus dimezzati rispetto all’anno precedente. Il taglio dei compensi variabili è spiegabile con risultati d’esercizio della compagnia, in diminuzione, resi noti nei giorni scorsi. In particolare il Ceo group Giovanni Perissinotto ha incassato complessivamente per il 2011 2,35 milioni rispetto ai 3,41 dell’anno precendente. L’altro amministratore delegato Sergio Balbinot è passato (tra bonus ed emolumenti in quota fissa) da 3,55 a 2,71 milioni ed il chief financial officer Raffaele Agrusti da 1,7 a 1,57 milioni di euro. Quanto al presidente Gabriele Galateri i suoi compensi complessivi, 584 mila euro, non sono neppure lontanamente paragonabili a quelli percepiti dal suo predecessore Cesare Geronzi (2,32 milioni). E, nel caso, neppure potrebbe godere di una liquidazione come quella (faraonica) attribuita lo scorso anno a Geronzi dal Cda – 16,6 milioni – al momento di revocargli la fiducia.

Il documento sulle remunerazioni, nel ricordare le nuove policy del gruppo triestino, precisa che non sono in vigore accordi (riguardanti gli amministratori delegati e il presidente) «per la corresponsione di somme a titolo di trattamento di fine mandato o anticipata cessazione dell’incarico». In quest’ultima eventualità i top manager riceverebbero un importo «fino al massimo del compenso spettante per il residuo periodo di durata della carica». Se anche direttori generali della società, com’è il caso di Perissinotto e Balbinot, si applicherebbero anche le disposizioni dei contratti collettivi che prevedono una buonuscita di 24 mesi della retribuzione ricorrente.

Autore: Riccardo Sabbatini – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)

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