Opinione della Settimana

Stretta della Procura su FonSai

Un’inchiesta «più complicata di quella sul San Raffaele». Uno scenario «allarmante». In ambienti giudiziari l’indagine della Procura di Milano sulla galassia Premafin-FonSai viene definita con parole forti. Il Pm Luigi Orsi sta infatti cercando di scoperchiare un potenziale vaso di Pandora: il sospetto (che potrebbe concretizzarsi in vere ipotesi di reato) è che la galassia FonSai abbia subìto dissipazioni patrimoniali, sia stata oggetto di appropriazioni indebite, che i bilanci siano stati in qualche modo falsificati, che le azioni siano state manipolate in Borsa, che qualcuno abbia commesso insider trading.

Insomma: in una ragnatela di operazioni immobiliari e di altra natura, con al centro l’azionista di riferimento cioè la famiglia Ligresti, i sospetti crescono. Allo stato attuale l’unico reato ipotizzato è quello di ostacolo all’Autorità di vigilanza, ma basta vedere il ritmo di interrogatori per capire che la Procura sta intensificando le indagini. Ieri mattina il Pm ha sentito come persona informata dei fatti Andrea Novarese, direttore generale di Premafin. Gli interrogatori, coperti da riserbo, sono poi andati avanti fino alla sera.

La Procura si sta muovendo innanzitutto su FonSai: a partire dalle molteplici operazioni immobiliari in conflitto di interessi che la compagnia ha effettuato con società riconducibili alla famiglia Ligresti. Operazioni che avevano più o meno lo stesso schema: Fonsai (o qualche sua controllata) vende un terreno edificabile a una società in qualche modo legata alla famiglia Ligresti, questa società realizza un complesso immobiliare che la stessa Fonsai si impegna a ricomprare in futuro a valori ben più elevati. Operazioni sempre supportate da perizie indipendenti (in gran parte effettuate da Scenari Immobiliari), che però alla fine si concludevano con la lievitazione dei costi per Fonsai.

La domanda degli inquirenti è ovvia: le perizie erano veramente indipendenti? Il collegio sindacale, in una lunga relazione, sostiene di sì. Ma gli inquirenti intendono verificarlo: secondo alcune fonti Scenari Immobiliari produceva circa il 10% del proprio fatturato con le perizie per il gruppo FonSai, mentre i sindaci nella relazione scrivono che i «compensi pagati da Fonsai non risultavano rilevanti rispetto al fatturato». La verifica, in ogni caso, è di rigore. E anche la domanda: potrebbero i periti avere avuto una sorta di sudditanza pscicologica nei confronti dei Ligresti? Potrebbe questo avere gonfiato i valori a favore della famiglia Ligresti e a sfavore di Fonsai? Per ora questo è solo un sospetto, da verificare. Stesso discorso sulle consulenze, per circa 40 milioni, che Salvatore Ligresti ha ottenuto da FonSai.

C’è poi Premafin, società che controlla con il 35% FonSai. L’indagine da qui era partita, perché Premafin è controllata al 50% dalla famiglia Ligresti, che – attraverso vari Trust esteri – secondo la Consob detiene un altro 20%. Se così fosse, il titolo Premafin sarebbe facilmente manipolabile in Borsa da chi lo controlla per tre quarti. Dato che le azioni Premafin sono poste in garanzia di vari finanziamenti – si chiedono gli inquirenti – le manipolazioni sono state effettuate? Ecco perché gli inquirenti guarderanno con particolare attenzione il bilancio Premafin che venerdì sarà approvato dal Cda.

Autore: Morya Longo – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)

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