Il patron di FonSai Salvatore Ligresti, indagato, si dice tranquillo: «Io sono sempre sereno» ha dichiarato ieri. Ma la Procura di Milano prosegue la sua inchiesta: oltre a verificare se le innumerevoli operazioni immobiliari abbiano depauperato FonSai a vantaggio della famiglia Ligresti, il Pm Luigi Orsi sta valutando la scarsa trasparenza delle comunicazioni al mercato, le eventuali manipolazioni dei titoli in Borsa e – soprattutto – lo stato di salute di tutto l’iperindebitato gruppo. Il faro degli investigatori è rivolto innanzitutto su Premafin, indebitata per circa 370 milioni di euro. Per vederci più chiaro gli inquirenti chiamano a raccolta anche le Autorità di vigilanza: dall’Isvap (che ha effettuato una dettagliata ispezione su FonSai dopo l’estate), alla Consob (che vigila sul mercato e sui bilanci).
La Procura, nonostante lo stato di gravissima crisi, è ben consapevole che sull’intero gruppo è in corso un tentativo di salvataggio: non è dunque intenzione degli inquirenti interferire. Certo è che le indagini vanno avanti di gran lena: se emergessero i presupposti, non si può dunque escludere a priori un intervento. Qualcuno teme che la Procura possa chiedere il fallimento (per esempio di Premafin), qualcuno ipotizza che il Tribunale possa nominare un amministratore giudiziario come previsto dall’articolo 2409 del Codice Civile. Interventi possibili, di cui ieri si parlava nei corridoi del Tribunale, ma che allo stato attuale non sembrano nell’aria.
Nel frattempo c’è un’altra partita giudiziaria, che riguarda un’operazione immobiliare a Firenze effettuata dalla famiglia Ligresti, che proprio ieri ha avuto una svolta: i Pm di Firenze Giuseppina Mione e Gianni Tei, al termine della requisitoria, hanno chiesto la condanna per corruzione nei confronti di Salvatore Ligresti (3 anni e 6 mesi) e per gli ex assessori comunali Gianni Biagi (4 anni e 6 mesi) e Graziano Cioni (2 anni e 2 mesi). Sono poi state chieste le condanne per corruzione anche nei confronti di alcuni dirigenti di Fonsai a Firenze: Fausto Rapisarda e Gualtiero Giombini.
Fonte: Il Sole 24 Ore (Articolo originale)