La compagnia voleva alzare il premio perché l’ospedale è considerato ‘ad alto rischio’. Gli operatori della struttura milanese lanciano l’allarme: niente polizze a nostre spese
Niguarda, ospedale ad alto rischio. E così la compagnia assicurativa, in vista del rinnovo del contratto, ha alzato il premio. L’ospedale ha risposto picche e la compagnia ha disdetto il contratto. Risultato, dal 2 marzo, al Niguarda è scattata l’”autoassicurazione”, vale a dire che dovrà pagare di tasca propria le richieste di risarcimento. Con una lettera aperta ai dipendenti, 4.200 in tutto, l’ospedale ha spiegato la grana dell’assicurazione, precisando però che i lavoratori non hanno nulla da temere. Ma medici, infermieri e gli operatori che stanno in prima linea, sono molto allarmati.
«Dovremo pagarci di tasca nostra un’assicurazione per lavorare tranquilli? – si domanda Giuseppe Negreanu, chirurgo e rappresentante della Cgil medici – La questione è molto delicata, per questo vogliamo aprire una trattativa con l’azienda». Che nel frattempo ha fatto ricorso alla direzione regionale della sanità che sta dando il via a una gara regionale, per poter dare la copertura assicurativa ad altri grandi ospedali, come quelli di Pavia e Brescia, che sono nelle stesse condizioni del Niguarda. «Lo scorso anno abbiamo pagato un premio di 2 milioni 900mila euro e l’assicurazione ha sborsato un milione 100mila euro per pagare i sinistri – spiega Marco Trivelli, il direttore amministrativo del Niguarda – ma, a sorpresa, quando siamo andati a trattare il rinnovo del contratto hanno elevato la franchigia dei sinistri a nostro carico da 150mila euro a 900mila. Una condizione capestro. Non abbiamo accettato».
Così il Niguarda ha riunito il collegio sindacale e deciso di passare all’autoassicurazione accantonando, per quest’anno, 3 milioni 300mila euro. «Con una cifra così dovremmo poter far fronte a tutti i sinistri precisa Trivelli Negli ultimi 10 anni solo in tre casi le cause si sono concluse per pagamenti al di sopra del milione. E se le statistiche hanno un valore, dovremmo stare sereni». Non la pensa così Giuseppe Bonfiglio, chirurgo del Cto e presidente dello Smo, il sindacato dei medici ospedalieri: «L’articolo 31 del contratto dei medici prevede espressamente una copertura assicurativa contro i rischi professionali. Ora con l’autoassicurazione si cambiano le carte in tavola con rischi su tutti i fronti. Per l’azienda ospedaliera stessa, visto che, in tempo di crisi, le risorse della sanità sono ridotte all’osso, ma anche per i pazienti e medici. Non è escluso che il Niguarda, in certi casi, possa decidere di rivalersi sul camice bianco finito sotto accusa».
La grana delle assicurazioni è ben nota in Regione. «La verità è che le assicurazioni non vogliono più assicurare gli ospedali e non a caso impongono polizze con prezzi esorbitanti – spiega Carlo Lucchina, il direttore generale della sanità lombarda – Ecco perché abbiamo optato per una gara regionale, che sarà indetta a fine aprile». Lucchina ricorda che su 29 grandi ospedali che operano in Lombardia le denunce non superano le 450. «E nell’80 per cento dei casi, il contenzioso riguarda una non corretta compilazione delle cartelle cliniche. Ecco perché come Regione diciamo ai medici che devono porre più attenzione agli adempimenti di legge». Certo, ma intanto, il Niguarda è il primo ospedale a sperimentare l’autoassicurazione, una formula che non piace di dipendenti.
Autore: Laura Asnaghi – La Repubblica Milano (Articolo originale)