Premafin svaluta la partecipazione in Fonsai a 3,95 euro, archivia un bilancio in perdita di 440 milioni (-102,8 nel 2010) e convoca per il 21 maggio l’assemblea degli azionisti per l’aumento di capitale (fino a 400 milioni) riservato ad Unipol. Il consiglio di amministrazione della holding del gruppo Fonsai che si è riunito ieri a Milano è sintentizzabile in questi tre “fatti”, cui probabilmente occorrerebbe aggiungerne un quarto: la ristrutturazione del debito (368 milioni) con le banche creditrici. Ha commentato il presidente di Premafin Giulia Ligresti: la convocazione dell’assemblea straordinaria è un importante tassello per risanare Premafin e «per la realizzazione del progetto di integrazione con Unipol».
L’unico asset di Premafin è costituito dalla partecipazione di controllo (35%) in Fonsai e la gran parte delle perdite subite dalla società è attribuibile alle minusvalenze delle azioni del gruppo assicurativo finora iscritte in bilancio all’irrealistico valore di 7,9 euro, a fronte di un valore di mercato di poco più di un euro. Dimezzando in pratica quella valutazione ne sono scaturite svalutazioni di 437 milioni che spiegano la gran parte delle perdite.
Come sono stati determinati gli impairment delle azioni Fonsai? I consulenti di Premafin (Pwc e Maurizio Dallocchio) sono andati alla ricerca del cosiddetto “valore d’uso” (alternativo al valore di borsa) di quelle azioni – lo richiede il principio contabile internazionale – attualizzando i flussi di cassa futuri del suo business assicurativo ed immobiliare. E non solo. Gli esperti hanno anche tenuto conto delle diverse offerte (Unipol e Palladio-Sator) attinenti la partecipazione in Fonsai detenuta da Premafin. Hanno ricavato una forchetta di valore (3,51 -4,37 euro) da cui sono giunti alla stima definitiva di 3,95 euro. Un valore implicito che, a loro giudizio, si rispecchia anche nelle proposte di Unipol e di Sator-Palladio.
Il fatto è che probabilmente entrambi i potenziali acquirenti di Premafin non si riconoscono in queste stime. Al di là delle questioni contabili (vedi articolo a fianco) una simile dialettica lascia trasparire una questione di sostanza. Minore è il valore dei titoli Fonsai iscritti nel bilancio di Premafin (che influisce sul suo patrimonio) e maggiore sarà la quota del suo capitale che un acquirente giungerà a detenere con l’aumento di capitale riservato di 400 milioni, quello ipotizzato nelle due offerte concorrenti. In conseguenza di queste scelte varierà la diluizione degli azionisti preesistenti (soprattutto la famiglia Ligresti). È comunque una dinamica che rimane ancora sullo sfondo. Nel convocare l’assemblea per la ricapitalizzazione (in coincidenza con quella di bilancio) il cda si è limitato a indicare in 400 milioni l’iniezione di nuove risorse di capitale senza precisare a quante nuove azioni corrisponderanno.
E veniamo ai debiti. Il comunicato ha ripercorso le fasi del laborioso accordo raggiunto per ristrutturare gli oneri finanziari con sette banche creditrici. Un accordo di massima che prevede, in aggiunta alla chiusura di un equity swap, di riscadenzare a fine 2020 l’importo dei finanziamenti (368 milioni), una parte dei quali (225 milioni) verranno trasformati in un convertendo all’indomani della fusione Unipol-Fonsai-Premafin. Delle sette banche coinvolte – si evince dalle lettere inviate a Premafin – sei presenteranno l’accordo al proprio organo deliberativo con un «parere favorevole della struttura operativa proponente». Per Ge Capital, invece, questo parere favorevole non ci sarà.
Infine la nota del Cda spiega che, a fine dicembre, il margine di solvibilità di Premafin era giunto al 57% del livello minimo per poi risalire al 75% all’8 marzo scorso.
Autore: Riccardo Sabbatini – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)