Opinione della Settimana

Fonsai: I conti in tasca ai duellanti

I due piani a confronto. Con Unipol più solidità ai conti della compagnia. Sator e il nodo dipendenti.

L’inchiesta della magistratura milanese sui giochi pericolosi fatti dalle società off shore e da quelle italiane di Salvatore Ligresti potrà forse illuminare la fase finale dell’espansione e del crollo dell’ingegnere siciliano, nei suoi primi vent’anni sostenuto dalla Mediobanca di Cuccia e Maranghi e negli ultimi dieci da Capitalia e da Cesare Geronzi. Ma per quanto il passato non si possa sempre disgiungere dal presente, il pm Luigi Orsi non intende mettere i bastoni tra le ruote del salvataggio di Fondiaria Sai (Fonsai). Un’operazione nella quale l’iniziativa continua a restare in mano a Unipol, la compagnia della Lega coop, in forza dell’esclusiva ottenuta da Premafin e dell’appoggio delle banche, mentre Sator e Palladio, i fondi guidati da Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo, giocano di rimessa.

Il peso dei numeri
Ora, dopo le anticipazioni ufficiali sul bilancio 2011 di Fonsai, è possibile avere un quadro aggiornato e assai preoccupante. Negli ultimi due anni, emergono perdite per 1,9 miliardi, perché gli amministratori si sono finalmente decisi a svalutare immobili e terreni acquistati a prezzi sopravvalutati dai Ligresti e a rimpolpare le riserve tecniche a tutela degli assicurati (per 810 milioni nel solo 2011).

Il profondo rosso del biennio suscita forti dubbi sui bilanci precedenti, chiusi con utili elevati da cui sono stati estratti dividendi eccessivi a beneficio di Premafin e degli altri soci. Viene da chiedersi come un anno fa sia stato possibile contenere in 450 milioni la ricapitalizzazione e profetizzare addirittura un rapido ritorno a profitto. Ma bastano le pulizie fatte fin qui?

Le perplessità sono lecite. Basti pensare che la partecipazione del 50% più un’azione nella joint-venture previdenziale Popolare Vita conserva nel bilancio Fonsai un avviamento di 533 milioni, mentre il partner Banco Popolare registra il suo 50% con un avviamento di 102 milioni. Le valutazioni di terreni e immobili sono state eseguite da nuovi esperti, ma con Jonella Ligresti sempre presidente della compagnia. E che dire dello scado accounting che tanto riecheggia lo scado banking, inventato dai banchieri anglosassoni per nascondere la polvere sotto i tappeti? Nel ramo vita, le perdite e i guadagni latenti negli investimento dei premi raccolti dagli assicurati vengono ripartiti tra compagnia, che emette le polizze, e le persone, che le sottoscrivono. Quanto va alla compagnia si vede e quanto agli assicurati no, almeno fino all’estinzione di ciascuna polizza. La compagnia non anticipa numeri al riguardo, e dunque ci fermeremo qui.

Aumenti incrociati
Ora, il consiglio Fonsai ha deliberato un aumento di capitale di 1,1 miliardi, nel quadro dell’operazione Unipol, che a sua volta ha varato un analogo aumento. In tal modo, la compagnia fiorentina migliora il proprio margine di solvibilità, riportandolo sopra il 120% previsto come minimo dall’Isvap. Al 31 dicembre 2011, il margine Fonsai era precipitato al 78%, e senza i benefici temporanei del decreto mille proroghe sulla contabilizzazione dei titoli di Stato sarebbe sceso al 55%.

Alle nuove quotazioni dei titoli pubblici, il margine è risalito al 90% con un effetto mille proroghe ridotto al 6%. Con l’aumento previsto, dunque, il margine risalirebbe al 125%, ai valori di dicembre e al 137% a quelli correnti, ma sempre con l’aiuto del decreto ministeriale. E questo vale se lo spread rimarrà sotto quota 300 e se dai conti non verranno a galla altre tristezze.

Le proposte
È da questa base che vanno valutate le proposte in campo. Unipol, com’è noto, propone un aumento di capitale fino a 400 milioni di Premafin a essa stessa riservato e offre alle banche la possibilità di convertire in azioni di Unipol-Fonsai 225 dei loro 395 milioni di crediti verso la holding ligrestiana. I crediti restanti, circa 170 milioni, finirebbero dentro il nuovo gruppo assicurativo formato attraverso la fusione di Premafin, Fonsai, Milano e Unipol Assicurazioni. Con le nuove risorse, Premafin farebbe la sua parte dell’aumento di capitale Fonsai su cui convergerebbe anche la parte dell’aumento Unipol non usata in Premafin.

Il nuovo gruppo, per ora denominato UniFonsai, riceverebbe dunque nuovi capitali per 2,2 miliardi meno le commissioni bancarie sui due aumenti di capitale Fonsai e Unipol e il costo del recesso ai soci di minoranza della Premafin unipolizzata più il saldo positivo per 55 milioni tra il capitale di nuova emissione riservato alle banche creditrici di Premafin e i debiti residui conferiti. Alla fine, Fonsai avrebbe quasi 1,7 miliardi di capitale in più.

L’altro lato
Sator e Palladio, invece, prevedono un aumento di capitale di Premafin a loro riservato per 450 milioni, di cui 50 offerti in prima battuta agli attuali soci Premafin, dunque in gran parte ai Ligresti. Con questi mezzi, Premafin sottoscriverà la sua parte dell’aumento di Fonsai. Quanto al debito di Premafin, 100 milioni verrebbero rimborsati alle banche, mentre 140 rimarrebbero e altri 150 milioni verrebbero congelati nel veicolo con il quale Sator e Palladio sottoscriverebbero l’emissione Premafin. Questi debiti sarebbero rimborsati quando il veicolo riuscisse a vendere le sue azioni Premafin.

Al momento, la proposta Unipol, avanzata da Carlo Cimbri, ha alcuni vantaggi: a) viene da una compagnia di assicurazione con il margine di solvibilità a posto, e dunque promette stabilità, mentre i rivali sono fondi di private equity o loro parenti stretti, che, magari non in pochi anni, dovranno pur rivendere per far guadagnare i sottoscrittori;
b) ha un consorzio bancario che garantisce tutto, mentre i rivali ne sono al momento privi;
c) apporta più capitali al gruppo assicurativo;
d) ha meno bisogno nell’immediato dei dividendi Fonsai perché Unipol gruppo finanziario ha una situazione patrimoniale migliore di quella di Premafin più veicolo;
e) tratta meglio le banche creditrici. Di contro, invece, Unipol ha la diluzione dei soci Fonsai che verrebbe dall’emissione a favore delle banche di Premafin, sempre da confrontare con quella connessa a un aumento di capitale senza paracadute.

Tutte da capire ancora sono invece le conseguenze per i dipendenti di Fonsai che, nel caso di fusioni, possono rischiare di più che andando avanti in proprio. E quale sarà, nei concambi, il peso di Unipol Banca. Ancora poco chiara è la prospettiva finale dei Ligresti, perché più dei due rivali su questo fronte potrà avere influenza l’azione della Procura della Repubblica.

Autore: Massimo Mucchetti – CorrierEconomia (Articolo originale)

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