Nell’inchiesta “Il libro nero della RCAuto”, Vincenzo Borgomeo fa il punto sull’anomalia assicurativa italiana. Dando lo spunto all’ACI per una proposta di legge: abbattere drasticamente (fino al 40%) i prezzi delle polizze di assicurazione e dare un forte contributo alla sicurezza stradale
Come si fa a parlare di sicurezza stradale in un Paese in cui 3,5 milioni di auto circolano senza assicurazione? E come risolvere il problema dei continui rincari dell’RC Auto, che solo fra il 1990 e il 2010 è aumentata del 149,1%, con un ulteriore peggioramento dal 2011?
Entrambe le questioni (ma non solo queste) sono state analizzate per la prima volta nella maxi inchiesta “Il libro nero della RCAuto” di Vincenzo Borgomeo (scaricabile qui: www.libronerorcauto.it), un lavoro dedicato non a caso “a tutti quelli che fanno qualcosa per la sicurezza stradale” e che fotografa l’anomalia del mondo assicurativo italiano proponendo soluzioni concrete. Tanto da aver spinto l’ACI a scendere in campo con una proposta di legge: abbattere drasticamente (fino al 40%) i prezzi delle polizze di assicurazione e dare così un forte contributo alla sicurezza stradale.
La proposta, presentata ufficialmente questa mattina insieme al libro presso la sede dell’Automobile Club a Roma, comprende 4 articoli e altrettante raccomandazioni per un intervento del Governo, ed è stata redatta sulla scia del decreto legge sulle liberalizzazioni.
Il problema del costo della RcAuto, spiega Borgomeo, è ormai diventato insostenibile soprattutto in un momento di crisi come questo e in un Paese che in 10 anni ha visto lievitare il costo del carburante del 96,3%. Il problema è complesso e i cittadini non sono esenti da responsabilità: l’aumento dei costi della RcAuto è infatti dovuto agli incrementi dei risarcimenti, provocati dalle frodi dei privati e dagli alti costi in caso di danni alla persona, molto più elevati rispetto a Paesi simili all’Italia. Da noi circolano 3,5 milioni di auto senza assicurazione e 100 incidenti automobilistici provocano danni fisici nel 21% dei casi, contro i 10 di Francia, Germania e Belgio e gli 11 del Regno Unito. Il Paese viene martoriato ogni anno da 700 mila denunce per “colpo di frusta”, un danno impossibile da diagnosticare in modo strumentale (il medico si limita a scrivere nel referto “il paziente lamenta dolori al collo”, e le assicurazioni pagano, per questo, 2 miliardi di euro l’anno, pari al 15% del valore totale dei sinistri annui) e i cittadini hanno a disposizione due anni per chiedere un risarcimento alle assicurazioni per un sinistro, senza di fatto nessun obbligo di sottoporre a perizia la vettura per la quale pretendono di essere risarciti. Una situazione che, come ha ricordato l’autore, ci conferisce un primato negativo non solo a livello europeo ma mondiale.
La buona notizia è che da questo tunnel si può uscire. Le imposte e le tariffe delle compagnie sono proporzionali ai premi e possono essere ridotti riducendo il rimborso dei sinistri. Ma per farlo è necessario contrastare le frodi e contenere alcune componenti di costo. Con una legge adeguata, spiega Borgomeo, sarebbe possibile ridurre i costi della RcAuto del 30% circa a livello nazionale, con un range del 15%-40% nelle varie province italiane.
Lo schema di proposta di legge ha una ratio unica, perché propone misure che puntano a ridurre drasticamente i costi della RcAuto con disposizioni che intervengono modificando o abrogando altre vigenti. In particolare, l’articolo 1 introduce un termine di decadenza di 90 giorni per l’esercizio dell’azione di risarcimento danni prodotto dalla circolazione dei veicoli. Oggi, in mancanza di questo termine di decadenza, la possibilità di chiedere un risarcimento di prescrive dopo due anni dal sinistro, anche se mai denunciato, con una lunghezza di tempi che si presta a facili speculazionii da parte del falso danneggiato, che potrebbe tentare di trarre profitto anche molto tempo dopo l’incidente.
L’articolo 2 invece interviene nell’art. 148, reintroducendo il riferimento al modulo di denuncia di cui all’art. 143 del codice e ripristinando il termine di 5 giorni entro il quale il danneggiato deve mettere a disposizione le cose danneggiate per l’ispezione diretta ad accertare l’entità del danno. L’articolo 3 introduce una nuova disposizione sulla non risarcibilità del danno alla persona per lesioni, qualora la documentazione medica non attesti con assoluta certezza e con il supporto di mezzi strumentali e clinici l’esistenza della lesione stessa. L’articolo 4, infine, disciplina il risarcimento in forma specifica nel caso di danni alle cose: se la compagnia di assicurazione offre al danneggiato questa forma di risarcimento, costui deve fare riparare la propria autovettura presso le officine convenzionate della compagnia stessa e, nel caso in cui non lo faccia, il risarcimento è comunque limitato a quanto l’assicurazione avrebbe speso presso una propria officina convenzionata. Questa disposizione garantisce al danneggiato la riparazione del danno subito senza attese e senza anticipazioni di denaro, avendo una garanzia di due anni sulla qualità del lavoro svolto, e permette alla compagnia una drastica riduzione dell’importo del danno perché si avvale di carrozzerie convenzionate con le quali avrà preventivamente negoziato sconti su manodopera e ricambi.
Prima di essere reso noto, il testo è stato inviato al Presidente del Consiglio. Angelo Sticchi Damiani (nella foto), nuovo Presidente dell’ACI, ha ricordato che negli ultimi due anni “una pioggia di forti rincari si è abbattuta sugli automobilisti italiani: benzina, bolli, superbolli, pedaggi e caro assicurazioni in particolare. Questo ha messo in crisi i conti di molte famiglie e contribuito al preoccupante ristagno del mercato dell’auto, dove i numeri sono diventati ormai molto pesanti. L’ACI intende dare il proprio contributo con una proposta concreta che riguarda le assicurazioni“.
“Crediamo che sia particolarmente urgente – ha spiegato Sticchi Damiani – contemperare il diritto dei danneggiati ad avere un equo risarcimento con il diritto degli assicurati ad avere un costo sostenibile per la RCAuto. Il libro di Borgomeo illustra una situazione paradossale nella quale la maggioranza degli automobilisti onesti viene danneggiata dal comportamento truffaldino di una minoranza agguerrita e protetta. Bisogna spezzare – ha concluso – la spirale di aumento dei costi che finora si è sempre tradotta in aumento delle tariffe assicurative. Non va dimenticato che questa crisi dell’auto porterà alla perdita secca, per lo Stato, di 8,3 miliardi di mancato gettito di IVA“.
“L’iniziativa che oggi assume il nuovo Presidente dell’ACI – conclude Rosario Alessi, Presidente di SARA – è in sintonia con le esigenze fondamentali del popolo automobilista e con il ruolo che il Club svolge con impegno da oltre un secolo. SARA, per quel che le compete, farà come sempre la sua parte“. Non tutte le compagnie infatti sono uguali. Sara Assicurazioni, nata nel 1946 grazie all’impegno dell’Automobile Club Italia che ancora oggi è il socio di maggioranza, da oltre 60 anni, pur badando al profitto e preoccupandosi di tenere i conti in ordine, difende gli automobilisti. La nascita della compagnia fu un’intuizione di Filippo Caracciolo, con l’obiettivo di mettere a disposizione degli italiani uno strumento efficace per soluzioni assicurative convenienti e innovative. “Quello con l’ACI è un legame forte – aggiunge Alessi – che guida tutte le nostre scelte nel proporre un’offerta orientata ad una particolare sensibilità al rapporto qualità-prezzo“. Ecco spiegato il senso di tante iniziative sulla sicurezza stradale, come ad esempio Sara Safe Factor, tour dedicato agli studenti all’ultimo anno delle scuole superiori che ha mobilitato oltre 8.000 giovani.
“La questione di fondo è semplice – conclude Borogomeo – chi truffa le assicurazioni danneggia la collettività esattamente come fanno gli evasori fiscali. Eppure, mentre in quest’ultimo caso il reato è visto da tutti come un modo odioso, ripugnante e vigliacco per rubare all’assistenza sanitaria, alle scuole e ai più bisognosi, le truffe ai danni delle assicurazioni, e quindi di tutti noi automobilisti, sono tollerate, considerate “ruberie” minori. Finché nell’immaginario collettivo non ci sarà questo scatto di livello sui ladri di polizze, il mondo delle assicurazioni avrà poche possibilità di riscattarsi“.
Autore: Sara Ficocelli – La Repubblica (Articolo originale)