Opinione della Settimana

Su FonSai-Unipol l’incognita Borsa

Le tensioni sui mercati finanziari introducono nuovi elementi di preoccupazione nel piano di salvataggio di FonSai e della sua aggregazione con Unipol. Concluse le festività pasquali (per i pochi manager che sono riusciti a ritagliarsi una breve pausa di riposo) ieri si sono moltiplicate le riunioni societarie nell’avvio della settimana considerata decisiva per definire i concambi della fusione finale tra i due gruppi assicurativi. Un aggregazione che dovrebbe far seguito ai piani di ricapitalizzazione delle società coinvolte (400 milioni per Premafin, 1,1 miliardi per FonSai e 1,1 miliardi per Unipol).

Gli amministratori di Premafin hanno incontrato i consulenti di Banca Leonardo, anche Fonsai ha riunito i propri advisor. E si è svolto il cda della controllata Milano Assicurazioni con all’ordine del giorno non soltanto la discussione sull’andamento del progetto in corso ma anche una valutazione della denuncia presentata dal fondo d’investimento Amber al collegio sindacale del gruppo assicurativo sulle tante anomalie che ne hanno segnato la gestione degli ultimi anni.

Ai tanti problemi legati alla definizione dei concambi – con la necessità di combinare i più diversi interessi di quattro società quotate, molte delle quali impegnate nell’esecuzione di impegnativi aumenti di capitale) si sono aggiunte, appunto, le rinnovate preoccupazioni per l’andamento dei mercati finanziari. In una giornata nera per il listino di Milano, FonSai ha ceduto il 9,14% a 0,88 euro e Premafin il 9,53% a 0,28 euro. Più contenuto è stato il calo di Unipol (-3,05% a 20,64 euro). Dall’inizio dell’anno la compagnia bolognese perde il 17,27%, mentre Fondiaria e Premafin rimangono in una zona ampiamente positiva (rispettivamente +42 e +104 per cento) ma soltanto perchè avevano perso molto in precedenza. Misurato nello spazio degli ultimi 12 mesi Premafin ha lasciato sul terreno il 58% della sua capitalizzazione borsistica, Unipol il 61% e Fonsai addirittura il 77 per cento. Che dicono queste cifre? Il primo e più violento impatto rischiano di averlo sui progetti di ricapitalizzazione.

Sono già stati costituiti i consorzi bancari di garanzia per la integrale esecuzione di quelle iniezioni di capitale e certamente il contesto esterno non aiuta. La discesa dei titoli riduce infatti l’entità degli sconti che possono essere incorporati nel prezzo dei nuovi titoli da offrire agli investitori (cosi da renderli più attraenti). E pertanto aumenta il rischio di un eventuale inoptato a carico delle banche partecipanti ai consorzi. C’è poi, da considerare, la repentina risalita dello spread tra Bund e BTp, una questione rilevante per i massicci investimenti in titoli di stato italiani effettuati dalle due compagnie (al pari, beninteso, del resto del mercato assicurativo nazionale). Quei titoli rappresentano la principale forma di copertura per i margini di solvibilità ed è già stato superata l’ipotesi di spread Btp-Bund (340 punti base) stimata nel progetto di fusione. L’unica consolazione è che il recente decreto “milleproroghe”, nell’attenuare l’impatto delle minusvalenze nei solvency ratios, sterilizzerà gran parte di quella volatilità. Nella convinzione che potrà essere riassorbita in futuro.

Autore: Riccardo Sabbatini – Il Sole 24 Ore (Articolo originale)

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