Opinione della Settimana

I conti di Unipol nel mirino dei consiglieri Fonsai

Più che consigli di amministrazione sono stati “consigli di guerra“, commentano ironicamente in Fonsai, sottolineando che su Unipol e sull’operazione di integrazione con il gruppo Ligresti sono state mosse molte critiche e forti dubbi. Ieri sera, dopo tre ore di discussione, il cda di Premafin ha deciso di accettare l’offerta Unipol di 0,195 Euro per ogni azione della holding di Ligresti. Ma Fonsai ha deciso di rinviare il Cda, riunito ieri, a giovedì e la Milano Assicurazioni l’ha spostato a venerdì. Il prezzo di 0,195 euro ha fatto storcere il naso a diversi consiglieri che si aspettavano una proposta di almeno 0,29 euro per azione, cioè quanto valeva ieri Premafin in Borsa. Sul mercato invece Fonsai vale 0,8 euro, mentre la compagnia bolognese, guidata dall’ad Carlo Cimbri (nella foto), da una valutazione implicita di 3,38 euro.

Ma all’interno del gruppo Ligresti, in Fonsai e soprattutto nell’altra controllata, la Milano (la società con i conti più in ordine), emergono anche timori sulla salute finanziaria di Unipol. Al punto che c’è chi arriva a sospettare che la maxifusione sia in realtà un modo per mascherare un doppio salvataggio: per le assicurazioni dei Ligresti, ma anche delle cooperative rosse. Da alcune perizie esterne commissionate da Fonsai, risulterebbe per esempio che Unipol avrebbe in portafoglio prodotti strutturati (derivati di derivati) per circa 1,5 miliardi di euro. Strumenti finanziari, che potrebbero subire forti perdite (minusvalenze), fanno notare in Fonsai.

Desta anche curiosità il fatto che chi ha realizzato la due diligence di Unipol e ha valutato i suoi asset finanziari è Jp Morgan. La stessa banca d’affari Usa che ha venduto i titoli strutturati alla compagnia bolognese. E un esame dei prodotti strutturati di Unipol lo starebbero facendo anche l’Isvap, l’Authority delle assicurazioni, e la Consob.

In Fonsai si guarda poi con preoccupazione al capitolo Unipol Banca, finita nel mirino della Banca d’Italia che ha avviato un’ispezione a gennaio. Secondo le stime di Cheuvreux (gruppo Credit Agricole), la banca ha crediti incagliati (difficili da recuperare) per un ammontare di 1,5 miliardi. Inoltre Unipol avrebbe sottoscritto obbligazioni di Unipol Banca per circa 440 milioni di euro.

Manager e consiglieri del gruppo Ligresti puntano poi il dito sul possibile sottodimensionamento delle riserve di Fondiaria Sai, visto che Unipol non fa il bilancio secondo la normativa Ias. Se Fonsai facesse il bilancio infatti come il gruppo bolognese si troverebbe 400-500 milioni di euro di riserve in più.

Un altro aspetto su cui i cda di Fonsai e Milano vogliono vederci un po’ più chiaro è l’investimento di Unipol nel broker belga Bivium per 150 milioni e che ora ha un patrimonio di 80 milioni. C’è il rischio di un’altra possibile perdita? Infine un tema di discussione è anche il fronte real estate (palazzi, uffici, ecc.). In Unipol non ci sono asset immobiliari, mentre in Fonsai sì. E sebbene siano stati svalutati, hanno ancora una plusvalenza di 300 milioni (circa 800 milioni a livello del gruppo Ligresti). Insomma, nonostante l’ok di Premafin i veleni su Unipol si sprecano. Segno che la partita è ancora aperta, soprattutto per strappare concambi più favorevoli in vista della maxifusione Premafin-Unipol-Fonsai-Milano.

Autore: Luca Fornovo – La Stampa

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