A mettere a segno le frodi sono sempre più spesso grandi organizzazioni criminali, ma anche privati cittadini che pensano di potere usare il modello CID (la constatazione amichevole di incidente) come un bancomat
Il danno è evidente e di grandi dimensioni. Stiamo parlando delle truffe alle assicurazioni, un fenomeno che non accenna a diminuire e che, anzi, in tempi di crisi ha subito un’impressionante impennata. I dati Isvap relativi al 2010 parlano di 26 milioni e 497 mila euro: questa è la cifra che le compagnie assicurative hanno dovuto pagare per le frodi registrate nei loro confronti solo in quell’anno solare. Frodi che poi si ripercuotono sugli utenti e che spiegano, almeno in parte, il motivo per cui le polizze RC Auto siano in costante aumento: del 5,7 % secondo l’Ania (l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici), del 12% per le associazioni dei consumatori.
A mettere a segno le frodi sono sempre più spesso grandi organizzazioni criminali, ma anche privati cittadini che pensano di potere usare il modello CID (la constatazione amichevole di incidente) come un bancomat.
Le compagnie assicurative stanno cercando di porre un freno alla degenerazione di un fenomeno le cui dimensioni non sono più fisiologiche, ma hanno assunto le sembianze di una truffa di massa. In particolare Tua, compagnia assicurativa del gruppo Cattolica, ha deciso di dichiarare “guerra” ai truffatori, impegnandosi a denunciare ogni atto fraudolento nelle sedi opportune.
Consapevole del fatto che truffare le assicurazioni non sia percepito come un reato, ma come un semplice “atto di furbizia”, e che quindi alla base del problema ci sia anche una questione di natura culturale, la direzione di Tua Assicurazioni (nella foto, la sede) ha fatto apporre presso tutte le sue sedi sparse sul territorio un documento intitolato “La truffa fa male, anche a chi non la fa!“, con un evidente richiamo alle tariffe RC Auto maggiorate dalle compagnie per rientrare annualmente dagli esborsi delle frodi.
In calce al documento si può leggere la definizione di truffa, ai sensi dell’art. 640 del codice penale. Sottolineando la pena: reclusione da sei mesi a tre anni e multa da euro 51 a euro 1.032. Con un massimo di cinque anni di carcere con le aggravanti.
Autore: Roberto Calabrò – La Repubblica Motori (Articolo originale)