La notizia della richiesta di fallimento per le holding della famiglia Ligresti, Sinergia e Imco, e la celerità con cui è stata fissata l’udienza al Tribunale fallimentare di Milano hanno dato una improvvisa accelerata al processo di ristrutturazione del debito delle due società che assieme ai creditori starebbero già lavorando alla presentazione di un piano riscadenziamento secondo l’articolo 182 bis della legge fallimentare.
E’ quanto spiega una fonte vicina alla vicenda che ricorda come, dopo il mancato accordo privato tra tutti i debitori ora Sinergia e Imco avranno da percorrere due strade. La prima, meno probabile, sarebbe quella del concordato preventivo che però permetterà alla Procura di entrare pesantemente in tutta la vicenda. La seconda, più verosimile, è un accordo con almeno il 60% dei creditori secondo l’articolo 182 bis. Questa opzione dovrà sempre essere vagliata dal Tribunale ma una volta ricevuto il via libera l’operazione di ristrutturazione del debito avrà una vita propria. Un po’ come successo per Risanamento.
Nella sua richiesta di fallimento il Pm Luigi Orsi, titolare dell’inchiesta sull’ostacolo agli organi di vigilanza che vede indagato Salvatore Ligresti, spiega che il gruppo Sinergia deve 335 mln alle banche, di questi 305 mln gravano su Imco, e 60 mln a creditori non finanziari, prevalentemente fornitori di servizi di cantiere, per un debito totale di circa 400 mln.
Nell’istanza il Pm, per avvalorare la tesi della situazione di insolvenza delle due società cita spesso un rapporto redatto da Giovanni La Croce, incaricato da Sinergia e Imco di verificare un progetto di risanamento e alcune stime di Ernst & Young.
Nella valutazione analitica della situazione delle due società redatta da La Croce e citata dal Pm si evince che la situazione patrimoniale di Imco evidenzia debiti verso fornitori per 21,8 mln e debiti verso altri per 17,4 mln. Di questi sono sostanzialmente scaduti o di brevissima scadenza debiti per 26,7 mln, esclusi i debiti verso le banche per 271,7 mln, debiti infragruppo per 18,8 mln, fondo Tfr per 0,7 mln e fondi rischi per 3,8 mln mentre la liquidità immediata è pari a 2,6 mln e evidenzia un deficit di cassa di 24,1 mln.
A questo si aggiunge un rischio per contenziosi fiscali stimato da Ernst & Young compreso in un range tra 15,9 mln e 25,3 mln. Esiste inoltre un rischio relativo alla commessa San Pancrazio, contratto di vendita di cosa futura in favore di Fonsai (parte correlata) stimato, sempre da E&Y in 12,3-23,2 mln che potrebbe portare il deficit fino a 52,2-72,6 mln.
La situazione patrimoniale della sola Sinergia registra debiti verso fornitori per 0,5 mln e debiti verso altri per 1,7 mln sostanzialmente scaduti o di brevissima scadenza per complessivi 2,2 mln (esclusi i debiti verso banche per 34,8 mln, debiti infragruppo per 42,4 mln, di cui Imco per 28,5 mln, e fondi rischi per 11,7 mln. In questo caso Sinergia avrebbe liquidità immediata per 2,2 mln “appena sufficiente per fronteggiare tali impegni“.
Per Sinergia, Ernst & Young ha stimato un rischio per contenziosi fiscali in un range tra 2,6 e 4,9 mln e si segnala un rischio potenziale di regresso relativa ad una commessa a Roma riferita alla controllata Asa compreso tra 6,3 mln e 101,7 mln. Se poi si ipotizza un fallimento di Imco il curatore della procedura agirebbe per veder onorato il credito netto che la stessa vanta su Sinergia e pari a 27,2 mln. Il totale del deficit di cassa si attesterebbe quindi in un range tra 36,1 e 133,8 mln.
Autore: Alessandro Mocenni – MF Dow Jones (Articolo orginale)