Al congresso di Lecce dell’Unione europea assicuratori si è parlato di titolarità dei dati e privacy. Ecco come è andata…
«È stata la prima tappa di un percorso che continuerà, poiché stiamo parlando di un tema da cui dipenderà l’identità e il ruolo dell’agente in quanto intermediario professionale. Vogliamo fare luce su una situazione che al momento appare confusa, anche sul fronte della giurisprudenza». Così Filippo Gariglio (nella foto), presidente dell’Unione europea assicuratori (Uea) ha chiuso ieri il convegno organizzato a Lecce su Titolarità dei dati & privacy: il cliente chi ha scelto?, nell’ambito del XXXIX° congresso dell’associazione.
All’evento sono intervenuti Pierpaolo Marano, avvocato e professore associato di Diritto delle assicurazioni presso la facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica di Milano, Michele Vellano, professore ordinario di Diritto dell’Ue e avvocato presso lo studio Tosetto, Weigmann e Associati, Rigel Langella, avvocato e giudice presso il Tribunale di Velletri e Roberto Conforti, vicepresidente di Uea.
Lo scenario è quello di un mercato fortemente concentrato. In Italia l’80% della raccolta Rc auto è in mano a 10 compagnie, ha ricordato Marano: «Il problema non sta nell’intermediazione: in Germania il 65% del mercato danni è intermediato dagli agenti, ma questo non crea nessun problema, poiché c’è una bassa concentrazione dal lato delle compagnie, che si fanno concorrenza tra loro. Questo spinge l’innovazione, aumenta il numero dei prodotti sul mercato e la mobilità degli assicurati. Va da sé che il recente obbligo di presentare tre preventivi (unico caso al mondo in cui un operatore è obbligato ad agire contro il proprio interesse) non risolve il problema».
Secondo Vellano l’agente non può essere incasellato nel mero ruolo di chi raccoglie dati per conto altrui: «L’agente può anche essere titolare delle informazioni raccolte, con tutte le conseguenze che questo comporta. E’ un tema su cui non esiste ancora una linea condivisa della giurisprudenza. Per questo è utile chiarire in via preventiva con le compagnie, magari attraverso accordi di categoria, come debbano essere trattati i dati raccolti, posto che l’agente non è un semplice incaricato della compagnia».
«Sulla privacy non sappiamo ancora bene come comportarci», ha sottolineato Langella, «le norme cambiano continuamente e il terreno è ancora magmatico. Questo mette seriamente in difficoltà chi deve dare un’interpretazione. D’altra parte sappiamo che in diversi pronunciamenti la Corte di Cassazione si è opposta a un’estensione indiscriminata della proprietà intellettuale, mentre la stessa normativa europea, culminata con la direttiva sull’intermediazione del 2002, tende a confermare la titolarità dei dati in capo a chi determina la finalità della raccolta, intermediari assicurativi compresi».
«L’intero impianto legislativo obbliga l’assicurato alla titolarità dei dati», ha rimarcato Conforti: «L’articolo 52 del Regolamento Isvap 5/2006 stabilisce l’obbligo di adeguatezza del contratto assicurativo rispetto alle caratteristiche del cliente, di cui l’agente deve acquisire informazioni utili conservandone traccia. Come potrebbe fare tutto ciò senza la titolarità dei dati? Lo stesso ragionamento vale per l’obbligo di presentare tre preventivi. L’assicurato dà il consenso al trattamento dei propri dati all’intermediario, non alla compagnia, nell’ambito della relazione cliente-agente. È chiaro che la questione della privacy, come la poliennalità dei contratti, serve alle compagnie per difendere i portafogli: un atteggiamento lesivo delle concorrenza che ingessa il mercato».
«Un paradosso», ha concluso Gariglio, «se pensiamo che il legislatore non perde occasione per ribadire i principi della concorrenza e della centralità del consumatore. Nei fatti però nessuno si impegna a rimuovere i vincoli che impediscono una reale competizione e costituiscono un serio ostacolo alla libertà del mercato, a scapito dell’assicurato».
Redazione – Intermedia Channel