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VERDONE FA IL PUNTO SUL MERCATO AUTO E PARLA ANCHE DI ARTICOLO 34 E DEL CANALE AGENZIALE

Il direttore auto, distribuzione, consumatori e servizi informatici dell’Ania è fiducioso sull’accoglimento delle osservazioni sul 34. E dell’iniziativa Rc auto virtuosa dice…

«Stiamo sentendo il parere delle imprese e anche l’Ania farà pervenire all’Isvap le sue osservazioni sul documento di consultazione 49/2012. Osservazioni che in linea di massima ricalcano quelle che abbiamo già evidenziato in fase preconsultiva, allo scopo anche di semplificare l’attività degli intermediari, ma anche la vita dei clienti». Vittorio Verdone (nella foto), direttore auto, distribuzione, consumatori e servizi informatici dell’Ania, interviene su una questione che sta monopolizzando gli interessi degli intermediari, ma anche delle compagnie: l’attuazione dell’articolo 34 della legge sulle liberalizzazioni relativo all’obbligo di confronto delle tariffe Rc auto. «Se siamo fiduciosi sull’accoglimento delle nostre richieste? Lo siamo relativamente ai nostri mezzi. Verificheremo se ci sono dei margini per alcuni ripensamenti importanti soprattutto nell’ottica dei vantaggi ai consumatori», risponde Verdone, in Ania da 23 anni.

Con lui, Intermedia Channel ha parlato anche di altro: ecco che cosa è emerso in questa intervista.

Domanda. Tre punti del decreto legge sulle liberalizzazioni non vi hanno soddisfatto: il confronto tariffario, le norme tariffarie per virtuosi e le polizze abbinate a scatole nere. In quest’ultimo caso avete presentato ricorso al Tar…

Risposta. Riteniamo che siano state violate in modo grave le regole della legge primaria e, soprattutto, dei poteri di intervento. Misure imperative su materie che dovrebbero essere lasciate alla competizione sono sempre sbagliate, perché producono inefficienze e non portano vantaggi. E anche perché impongono modelli, invece di lasciarli al mercato nell’ambito del rispetto di una cornice generale di regole, senza tenere conto della struttura dei costi. In più ci viene chiesto uno sconto significativo sul premio di polizza. Si può, invece, incentivare un prodotto con altri strumenti. Per esempio non applicare l’aumento dell’aliquota provinciale sull’Rc auto a chi sceglie una polizza con scatola nera. Oppure lasciando libere le imprese di stabilire i prezzi.

D. In sintesi, quale è lo stato di salute del mercato assicurativo dell’auto in Italia?

R. Nel 2011, il settore auto è risultato in miglioramento soprattutto sulla competenza, quindi sui contratti rinnovati. Positivi i dati anche in termini di risultato tecnico. E poi è stata riscontrata una riduzione della frequenza dei sinistri, anche  se il costo medio è aumentato. Crediamo che se la misura sulle lesioni lievi verrà concretamente applicata anche da parte dei giudici quando  ci sarà del contenzioso (perché stiamo verificando molte resistenze, da parte delle categorie professionali, sia da parte di avvocati che di taluni medici legali), si potrà avere una  razionalizzazione dei costi e ci saranno vantaggi sicuramente importanti. La tabella unica nazionale per i danni più gravi porterà risultati confortanti. Sono misure che vanno nella direzione utile sia per il settore assicurativo, sia per i consumatori, perché determinano una riduzione dei prezzi.

D. Quale è la sua opinione in merito all’iniziativa Rc auto virtuosa lanciata dal Comune di Napoli, volta a combattere il caro Rc auto e le frodi? Il comune ha provato a coinvolgere tutte le compagnie. Poi alla fine ha siglato un accordo con una diretta…

R. Con il Comune di Napoli, l’Ania ha condiviso la logica di principio, e cioè che ci sia bisogno di interventi dal punto di vista della cultura assicurativa, nel senso di far capire che in assenza di modifica di alcuni risultati, circa la sinistrosità, e di alcuni comportamenti, non si può fare assolutamente nulla. Per quanto riguarda le scelte operative si è cercato di coinvolgere il settore assicurativo, e quindi le compagnie, su una serie di impegni che si sarebbero dovute assumere in termini di tariffe. Questo, ovviamente, lo può fare solo la singola compagnia in presenza della sperimentazione di alcune profilazioni che, oltre alle modalità con cui le compagnie seguono l’analisi del rischio, aggiungessero altri elementi da cui poter ricavare comportamenti virtuosi. L’analisi del rischio viene fatta sulla base di elementi che diano certezze. Nel medio periodo.

D. Cioè? Le compagnie si sono defilate perché la profilazione fatta dal Comune di Napoli è troppo approssimativa? Insomma, non basta essere in regola con il pagamento della Tarsu?  

R. Per lo meno è una situazione che va sperimentata…La compagnia che ha stipulato la convenzione (ConTe.it, ndr) vedrà in che modo questo può avere una influenza e verificherà se esiste una correlazione tra  questi elementi informativi e altri. Francamente ci sono dei parametri che ci hanno convinto poco: per esempio la profilazione tiene conto dei soggetti che non hanno commesso sinistri negli ultimi cinque anni. Forse si poteva pensare a un periodo più lungo, soprattutto con riferimento ad alcune classi. Oppure il fatto di coinvolgere troppe classi di automobilisti e dal punto di vista tecnico forse viene meno qualche garanzia….

D. Quello agenziale è il canale preponderante nella raccolta premi riferita al ramo Rc auto, però si parla spesso di rivedere i modelli agenziali. In che modo secondo lei?

R. Che sia necessario rivisitare i modelli non ho dubbi. Il canale agenziale per troppo tempo si è “seduto” sull’assicurazione Rc auto, svolgendo un’attività prettamente gestionale, cioè di cassa. Questo ha comportato, anche per l’aumento della burocrazia che influisce non poco sulla gestione normativa e regolamentare di questo ramo, un distogliere energie da quella che invece è l’attività tipica di un intermediario. Che è di proporre al cliente soluzioni assicurative e non di aspettarlo in agenzia in occasione del pagamento di una rata. L’Rc auto sarà pure importante nell’ambito della raccolta premi, ma ricordo che rappresenta solo il 17% del fatturato delle compagnie. È impensabile che ancora oggi ci siano agenzie che hanno un portafoglio sbilanciato per l’80% sulla Rc auto o auto rischi diversi. Non si può più reggere e quindi bisogna sia da parte delle imprese, sia degli agenti rivedere questo tipo di rapporto.

D. Tutte le tabelle ufficiali relative all’analisi dei canali distributivi (rami danni) non tengono conto di una quota di premi che i broker raccolgono ma che presentano alle agenzie e non direttamente alle imprese. Una questione sollevata anche da Intermedia Channel recentemente. È possibile, in futuro, inserire questi dati ufficialmente?   

R. Penso di si. È una questione di contabilità. Sicuramente la contabilizzazione attuale non rappresenta il fenomeno. Questo non tanto nell’auto dove lo spostamento è relativo, ma soprattutto in ottica rami elementari. In questo caso, infatti, l’intervento del broker è evidente e la collaborazione con l’agente è notevolissima. Forse è opportuno che ciò venga messo in evidenza, anche per fornire una rappresentazione reale del mercato.  

D. Che idea si è fatto della nuova Ivarp?

R. Come impostazione, l’Ania è stata sempre fedele all’idea di avere una vigilanza dedicata per il settore assicurativo, il cui modello tenesse conto delle sue peculiarità, della parte danni, di quella finanziaria, più vicina al mondo della finanza, della previdenza, del risparmio gestito. Il modello a cui si sta pensando e che abbiamo visto nel decreto legge, come governance, prevede questa impostazione: un dipartimento che segue la materia assicurativa e previdenziale pensionistica sia pure all’interno di un sistema e di una cornice che prevede la Banca d’Italia come consiglio integrato.

Fabio Sgroi – Direttore Intermedia Channel

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