Gli agenti: l’Ivass a rischio conflitti d’interesse
Ufficialmente non è ancora nato, ma l’Ivass, il nuovo istituto di vigilanza sulle assicurazioni che prenderà da ottobre il posto dell’lsvap, ha già scatenato polemiche e veleni che non si esauriranno con l’estate. Sott’accusa è soprattutto lo strapotere che avrà la Banca d’Italia nelle nomine e nella gestione dell’Ivass e i conflitti d’interesse che potrebbero sorgere visto che Bankitalia ha tra i suoi azionisti di peso non solo grandi banche (Intesa Sanpaolo e Unicredit), ma anche colossi assicurativi, come Generali, Fonsai e Allianz.
«C’è il rischio – denuncia Claudio Demozzi (nella foto), presidente nazionale del Sindacato nazionale degli agenti di assicurazione – che i controllati, in questo caso le assicurazioni, possano influenzare in qualche modo le decisioni di Bankitalia e quindi pregiudicare i controlli dell’Ivass». In una lettera inviata al Capo dello Stato, ai presidenti di Camera e Senato, al presidente del Consiglio e al ministro dello Sviluppo, Demozzi sottolinea come affidare «la presidenza dell’Ivass al direttore generale della Banca d’Italia potrebbe rappresentare una anomalia nel sistema di trasparenza e controllo dell’Ivass». Il sindacato chiede quindi una modifica all’articolo 13 del disegno di legge 3396, che disciplina la nomina dei vertici dell’Ivass.
Ma cosa prevede in concreto il decreto legge del 6 luglio (n. 95) sulla spending review che istituisce l’Ivass? Il nuovo istituto di vigilanza sulle assicurazioni è chiamato a operare con piena autonomia e indipendenza senza essere sottoposto alle direttive di altri soggetti pubblici o privati. Tuttavia, lo stesso decreto affida alla Banca d’Italia un ruolo determinante visto che potrà decidere la nomina del presidente dell’Ivass e dei due membri del consiglio dell’ente, oltre che deliberarne lo statuto. Non solo, il Direttorio della Banca d’Italia, integrato dai consiglieri, stabilirà pure l’attività di indirizzo e direzione strategica. Certo l’obiettivo del legislatore è quello di garantire la piena integrazione dell’attività di vigilanza nel settore assicurativo anche attraverso una maggiore sinergia con la vigilanza bancaria. Eppure, secondo una parte del mondo assicurativo, i dubbi restano. «Meglio allora che le nomine vengano fatte dal governo – conclude Demozzi – come avveniva per l’Isvap». Le competenze di Bankitalia nell’Ivass saranno comunque collegiali e non più accentrate nelle mani del presidente e del vice direttore generale. Inoltre il decreto chiarisce che il nuovo ente non andrà a intaccare i poteri di vigilanza (regolamentare, informativa, ispettiva e sanzionatori) su soggetti e prodotti assicurativi attribuiti alla Consob.
Ma al centro delle polemiche è finito anche il mancato accorpamento della Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione che resterà invece un ente separato e al riparo dai tagli. La soppressione dell’Isvap è stata inizialmente sancita dal decreto sulla spending review, entrato in vigore il 7 luglio, che aveva previsto l’istituzione di un organismo, l’Ivarp, a cui il decreto aveva attribuito compiti di vigilanza non solo sulle assicurazioni ma anche sul risparmio previdenziale, dividendo tra il nuovo istituto e ministero del Lavoro i controlli sulla previdenza già affidati alle Covip.
Nella conversione in legge del decreto, secondo il testo approvato dal senato il 31 luglio, scompare invece qualsiasi riferimento al risparmio previdenziale. E per non lasciar spazio a equivoci e fraintendimenti, il nuovo ente viene ridenominato «Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni».
Autore: Luca Fornovo – La Stampa