In vendita le azioni acquistate nel 2008. Il gruppo assicurativo fu nazionalizzato per evitare un crac mondiale
II Tesoro degli Stati Uniti sta per diventare socio di minoranza di American International Group: collocherà sul mercato 18 miliardi di azioni acquistate nel corso delle operazioni di salvataggio successive allo scoppio della crisi finanziaria, nel settembre del 2008.
Stretta dalla morsa della crisi, Lehman Brothers, la quarta banca d’affari Usa, fallì senza che l’amministrazione di George W. Bush muovesse un dito. Il governo intervenne invece per salvare Aig – anch’essa sull’orlo del baratro – con una vera e propria nazionalizzazione per cui il governo sborsò, in più tranche, 182 miliardi di dollari. Politici e banchieri spiegarono che era un atto dovuto, perché il colosso assicurativo era legato così profondamente a istituzioni finanziarie di tutto il mondo che il suo collasso avrebbe avuto ricadute a catena con un effetto domino globale dagli effetti difficili da immaginare.
Oggi il governo ritiene che Aig possa ricominciare a camminare sulle proprie gambe, che sia giusto iniziare a chiudere il capitolo dei «bailout», e – soprattutto – a recuperare i soldi de!i contribuenti per incassare i profitti maturati con le operazioni (15 miliardi di dollari solo per Aig secondo la Corte dei conti Usa). La nuova offerta pubblica – i tempi sono ancora ignoti è la quinta dismissione di titoli Aig dal maggio 2011, senza dubbio la più consistente: le altre si aggiravano intorno ai 6 miliardi di dollari.
L’operazione permette al governo di ridurre la sua partecipazione dall’attuale 53% (ha raggiunto il 92%) fino a meno del 20%: questo dipenderà dal prezzo di collocamento. Anche Aig farà la sua parte, acquistando fino a 5 miliardi di dollari di azioni, e proseguendo quel programma di riacquisto di azioni finanziato con liquidità a breve termine. Un progetto di cui è artefice l’amministratore delegato Robert Benmosche.
Oggi il titolo Aig vale il 47% in più di un anno fa, mentre nell’anno immediatamente precedente al salvataggio aveva bruciato il 92% del suo valore. La dismissione rientra «negli sforzi» dell’amministrazione volti a recuperare i fondi dei contribuenti, riferisce la Casa Bianca, mentre il Tesoro sottolinea gli sforzi compiuti per chiudere con l’era del «Troubled Asset Relief Program».
Autore: Francesco Semprini – La Stampa