Crescono le offerte per famiglie e imprese che installano impianti solari o fotovoltaici su abitazioni o stabilimenti. I contratti coprono una vasta tipologia di danni: da quelli causati da calamità naturali alla mancata erogazione di energia ai guasti. Spesa minima, ma occhio alle franchigie e ai limiti di risarcimento
Un ombrello per proteggere gli investimenti nelle energie alternative. Con lo sviluppo della green economy sta piano piano crescendo anche il mercato delle polizze per gli impianti che utilizzano energia rinnovabile, sia per le aziende che per i privati cittadini.
Queste assicurazioni garantiscono una serie di coperture e vengono acquistate da chi installa sul tetto della propria casa l’impianto fotovoltaico, in aggiunta alla tradizionale polizza per l’abitazione (che di norma non copre questi impianti). Il costo? È contenuto: i premi si possono pagare ogni anno o per l’intera durata di 20 anni del «Conto Energia», il provvedimento che disciplina gli incentivi per privati, imprese ed enti pubblici.
La copertura
Le polizze in genere appartengono alla categoria «all risk» (tutti i rischi) e tutelano i danni causati all’impianto da eventi di vario tipo. Molte polizze coprono anche le calamità naturali (come terremoto, frane, alluvioni), i danni diretti (come per esempio la rottura dell’impianto) e anche quelli indiretti (la mancata erogazione di energia causata dalla rottura). Tra le altre coperture previste troviamo:
- il furto. Si viene risarciti in caso di sottrazione dell’impianto assicurato o di alcune sue parti;
- i danni causati da fenomeni elettrici;
- guasti meccanici al macchinario;
- responsabilità civile. Il paracadute si apre per garantire il proprietario dell’impianto dai danni provocati a terzi.
Sul mercato
«CorrierEconomia» ha messo a confronto le offerte di 6 diverse compagnie (Alleanza-Toro, Allianz, Reale Mutua, Rsa, Tua Assicurazioni del gruppo Cattolica e Zurich) che offrono polizze ad hoc per gli impianti a energia rinnovabile (fotovoltaico, eolico o solare termico). L’esempio riguarda un impianto fotovoltaico del valore di 12.000 euro, ad uso domestico posizionato su un tetto di civile abitazione, con una potenza di 4,41 kwp, ed un potenziale ricavo annuo di 1.721,98 euro, determinato dai 4,892 kwh di energia prodotta in un anno per 0,352 euro/kw, la misura massima ottenuta accoppiando l’incentivo del Conto Energia più il risparmio sulla bolletta elettrica.
I premi variano dai 100 ai 220 euro per una polizza di durata annuale, fino a 2.256 euro per un premio una tantum per la durata totale del contratto di 20 anni.
I vincoli
Prima di sottoscrivere una simile polizza bisogna prestare molta attenzione perché i contratti si differenziano sia nell’ampiezza delle garanzie, sia sui limiti di risarcimento.
Va verificato prima di tutto il massimo indennizzo che viene riconosciuto, ad esempio, nel caso in cui l’impianto sia danneggiato da una tromba d’aria, oppure da una calamità naturale: in questi casi il rimborso è in genere limitato al 50% (massimo indennizzo di 6.000 euro sui 12 mila assicurati).
Alcune compagnie, come Zurich, rimborsano sempre fino al 100% del valore assicurato dell’impianto — richiedendo però l’attivazione anche di una polizza abitazione per le garanzie terremoto e alluvioni — mentre altre, a seconda della garanzia utilizzata, possono ridurre il limite fino al 30%, come per la garanzia «guasti macchine» in caso di rottura dell’impianto.
Anche le franchigie, la quota di danno a carico dell’assicurato, sono da «pesare» nella scelta. C’è, infatti, una franchigia standard di polizza, riportata in tabella. Che, però, viene incrementata a seconda del tipo di danno: tra il 5% e il 20%. Ad esempio se il danno da evento atmosferico è di 6.000 euro la quota che resta a carico dell’assicurato può variare tra i 300 e i 1.200 euro. Importante è la garanzia «danni indiretti», che risarcisce la mancata produzione di energia a causa di guasti all’impianto: in questi casi viene risarcito, a partire dal quarto giorno, un indennizzo tra i 10 e i 50 euro al giorno, per un massimo di 90 giorni.
Autore: Paolo Golinucci – CorrierEconomia (Articolo originale)