Entro la fine della prossima settimana la Cassa depositi e prestiti verserà al Tesoro 3,8 miliardi quale acconto per l’acquisto del 100% della Sace, l’agenzia italiana che assicura i crediti all’esportazione. Entro i successivi 60 giorni, dopo che insieme agli advisor Rothschild e Unicredit, il ministero dell’Economia e Cdp avranno concordato il saldo (che presumibilmente porterà a circa 6,5 miliardi il valore dell’operazione), la cassa guidata da Giovanni Corno Tempini e presieduta da Franco Bassanini potrà perfezionare l’operazione di acquisto potendo così contare sul 100% della Sace.
«Un passaggio davvero importante – dice Giovanni Castellaneta (nella foto), presidente dell’agenzia – capace di completare finalmente un progetto che parte da lontano e che farà molto bene al sistema delle imprese italiane».
Presidente Castellaneta, allude al progetto Export Banca varato nel 2010?
«Sì. Finalmente anche le imprese italiane che esportano nel mondo il made in Italy potranno contare su un sostegno finanziario che le renderà meno vulnerabili rispetto alla concorrenza. Un po’ come accade negli Stati Uniti con l’Eximbank o in Germania».
Ma non bastava la Sace? Qual è il valore aggiunto di questo trasferimento azionario, oltre all’evidente beneficio che ne trarranno le casse del Tesoro?
«Vede, la Sace già sta facendo molto, ma sotto l’ombrello della Cdp e soprattutto grazie alla sua capacità di fare funding, certamente potrà offrire alle aziende italiane un prodotto ancora più competitivo».
Sotto quale profilo?
«Per esempio, in materia di tassi d’interesse. Oggi le aziende appartenenti a Paesi come la Germania o la Cina, quando portano all’estero i loro prodotti possono contare su garanzie ottenute con un costo del denaro decisamente più competitivo rispetto a quello italiano. Il quale, come tutti sanno, deve scontare condizioni fortemen-te punitive a causa del famigerato spread fissato dai mercati nel confronto con la Germania».
Di quanto potrebbe scendere, rispetto a oggi, il tasso praticato alle aziende che chiedono alla Sace di garantire le loro esportazioni?
«Dipende dalle operazioni, vi sono svariate tipologie. In alcuni casi possiamo praticare condizioni che, se sommate alla qualità del prodotto made in Italy sempre molto apprezzato, possono davvero competere con quelle che vengono accordate ai cugini tedeschi».
Dica un numero, la sintesi piace agli imprenditori.
«Vi sono situazioni che consentirebbero, se il funding è stato realizzato come si deve, di praticare un tasso inferiore anche di 200 punti base rispetto a quello di mercato».
Anche per proposte non facilmente bancabili?
«Certamente. È ovvio che ogni operazione fa storia a sé. Ma, come ho già detto, l’obiettivo resta quello di offrire sempre il miglior supporto all’export in quanto tale, oltre che all’internazionalizzazione dell’azienda che da ciò ha solo da guadagnare».
Quanto vi sta aiutando il carisma di Mario Monti portato in giro per il mondo?
«Molto, con lui in veste di ambasciatore si lavora meglio. Naturalmente la qualità del prodotto ha la sua importanza e quello italiano è tra i preferiti un po’ ovunque. Ma non vi è dubbio che la grande credibilità del premier aiuta».
Fonte: Il Messaggero