Opinione della Settimana

Permira, Volpi è a caccia delle polizze made in Italy

Moda? Non più, grazie, meglio le assicurazioni. Nicola Volpi (nella foto) è l’uomo che acquistò, con il fondo inglese Permira che in Italia rappresenta, Valentino (acquisita a debito nel 2008 e venduta all’emiro del Qatar in luglio per circa 710 milioni di euro, 25 volte il margine operativo lordo di 28 milioni atteso nel 2012, 370 milioni di euro i ricavi previsti per fine anno). Oggi, dicono fonti attendibili, è in prima fila per rilevare la Milano Assicurazioni, se e quando la nuova Fonsai delle coop e di Unipol dovesse cederla.

Non è il solo. Sarebbero in gara anche altri fondi, come Clessidra e Apax, dei quali Permira è socia in Sisal (nonché rivale dell’Investindustrial di Andrea Bonomi che ha una fetta di Snai). E anche aziende assicuratrici, però, in testa i francesi di Axa, quindi Cattolica e Allianz, infine Zurich. La Milano fa gola, insomma. Tutto dipende, però, da come verrà avviata la cessione di premi per 1,7 miliardi di euro, alla quale la Fonsai senza i Ligresti si è impegnata con l’Antitrust (e che va incontro alle richieste dell’Isvap sui margini di solvibilità del nuovo gruppo assicurativo).

Sta disegnando l’operazione l’advisor Kpmg e, secondo indiscrezioni, due sono le strade percorribili. Una è aggregare e vendere i premi di più marchi del gruppo (Milano, Liguria, La Previdente), fino a raggiungere gli 1,7 miliardi richiesti. In questo caso, l’acquirente migliore sarebbe una compagnia assicuratrice, che potrebbe acquisire il portafoglio senza caricarsi anche di personale. L’altra via è cedere in blocco la Milano (più qualcos’altro), e questa è la soluzione che interesserebbe invece i fondi di private equity, perché avrebbero clienti, premi, agenzie, service di gestione, insomma l’intero pacchetto «chiavi in mano». Viene esclusa l’ipotesi ibrida, che l’acquirente sia una società comune fra aziende e fondi. O l’una, o gli altri.

I tempi sono lunghi, in teoria: un anno dal luglio scorso, ha concesso l’Antitrust. Ma i fondi si attendono un chiarimento entro dicembre. La Milano Assicurazioni è ritenuta uno dei marchi migliori sul mercato. Potrebbe stare in piedi anche da sola, si pensa in ambienti del private equity, nella fascia medio-alta che è di Cattolica, a metà fra le compagnie locali e, in alto, Generali.

Permira, per esempio, potrebbe rilevarla anche al 100%. L’uscita sarebbe poi attraverso la Borsa o (meglio) la vendita a un altro gruppo assicurativo. Sono tre gli elementi considerati necessari per il successo di un’operazione nel settore assicurativo: il marchio, una buona rete di vendita, il management. I primi due, secondo le fonti interpellate, ci sono; il terzo non è considerato un problema, in un momento di ridondanza del personale (e dei dirigenti) delle assicurazioni. È possibile che la razionalizzazione dei costi comporti tagli di organico? Sì, ma l’obiettivo sarebbe l’efficienza. L’operazione potrebbe concludersi nella prima metà dell’anno prossimo.

Ma che competenze ha un fondo paneuropeo come Permira, un’ex locusta, per mettersi in pancia una compagnia d’assicurazioni italiana, che dovrebbe passare il vaglio dell’Isvap e dotarsi di capitale adeguato? Ne ha, pensa il mercato, perché il fondo guidato in Italia da Volpi possiede già due assicurazioni. Inglesi. Una è Acromas, ramo danni, 2,5 miliardi di fatturato dichiarati: rilevata nel 2004 per un controvalore di 9,685 miliardi, è la compagnia dell’Automobile club inglese. L’altra è Just Retirement, ramo vita, 1,5 miliardi di premi, acquistata nel 2009 post-Lehman per 300 milioni. Certo, si tratterebbe di convincere gli investitori a destinare soldi all’Italia.

Dei 9,6 miliardi raccolti nel 2007 per operazioni in Europa, Asia e Usa, Permira ne ha ancora uno da investire. Ma dove? Nel nostro Paese l’ultima operazione è stata Findus, due anni fa. Restano poi in portafoglio Marazzi (2008, 46%), Seat (2003, scesa dal 12,5% all’1,5% dopo svalutazione), Sisal (2006, 37,5%). E Marlboro Classic, ora in vendita dopo la cessione di Valentino (probabile advisor Mediobanca). L’ultimo acquisto è stato in Giappone, il 24 agosto, Sushiro: catena di sushi. Piaceranno agli inglesi le polizze made in Italy? Maybe.

Fonte: CorrierEconomia

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