Diffusi questa mattina i dati ACI-ISTAT sull’incidentalità stradale nel 2011. Il Presidente Aldo Minucci: «Più attenzione per giovani e utenti deboli. I sinistri totali sono 3,1 milioni».
«Un anno fa l’Italia era l’unico paese dell’Europa a 27 in cui si registravano più di 4mila morti sulle strade. Il dato di 3.860 morti del 2011, che consente al nostro Paese di scendere al di sotto di questa “soglia psicologica”, è sicuramente positivo, ma non possiamo ritenerci soddisfatti».
Con queste parole Aldo Minucci, Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, ha commentato la pubblicazione dei dati ACI-ISTAT relativi all’incidentalità stradale in Italia nel 2011.
«Nel 2001 l’Unione europea – spiega Minucci – aveva fissato l’obiettivo del dimezzamento delle vittime delle strada entro il 2010. L’Italia, che partiva da 7096 morti, nel 2011 fa registrare un calo del 45,6%, non raggiungendo l’obiettivo comunitario. Ritengo che ridurre ancora di più i morti sulla strada è un obiettivo fondamentale anche per portare l’Italia al livello dei migliori Paesi europei sotto il profilo della sicurezza stradale. A tal fine, il fatto che è stata approvata una legge delega che consente al Governo di introdurre nella legislazione il reato specifico di omicidio stradale, a mio avviso costituisce un forte deterrente a condotte di guida molto pericolose».
Il Presidente della Fondazione ANIA si è anche concentrato su alcuni aspetti peculiari dei dati pubblicati oggi nel rapporto ACI-ISTAT 2011, in particolare per le cifre relative ai feriti e agli incidenti. I numeri assoluti in possesso delle compagnie di assicurazione sono ben superiori a quelli indicati dal rapporto ACI-ISTAT da cui si rilevano 205.638 incidenti e 292.019 feriti. Secondo le imprese, infatti, il numero di sinistri è di quasi 3,1 milioni, mentre il numero dei feriti supera i 900mila, oltre 100mila dei quali sono da considerare invalidi permanenti gravi. Una differenza dovuta al fatto che, mentre nelle rilevazioni ACI-ISTAT vengono inseriti solo gli incidenti dove c’è stato intervento delle forze dell’ordine e i feriti che sono ricorsi al ricovero ospedaliero, nei dati dell’ANIA vengono inseriti tutti i sinistri e i feriti, anche lievi, denunciati alle compagnie di assicurazione.
Il Presidente Minucci si è poi soffermato sui dati relativi alla mortalità degli under 30 e dei cosiddetti utenti deboli della strada.
«Sulle nostre strade ogni anno muoiono ancora 972 giovani al di sotto dei 30 anni – conclude Minucci – un dato che non può essere ignorato, soprattutto per un Paese che sta invecchiando come il nostro. I giovani sono un capitale umano importantissimo, che va salvaguardato con la formazione e la sensibilizzazione alla guida. Grande attenzione deve essere poi rivolta ai pedoni e ai ciclisti: l’Italia si conferma un paese fortemente a rischio per chi usa la bicicletta, tanto è che il numero di ciclisti morti è aumentato rispetto all’anno precedente passando da 263 a 282 morti. Migliore è il dato che riguarda i pedoni, ma 589 morti rappresentano un allarme sociale. Resta preoccupante il totale delle vittime tra i motociclisti che è tornato a rappresentare più del 30% della mortalità complessiva».
Intermedia Channel